Sui risultati delle incursioni degli ispettori negli uffici del palazzo di Giustizia, in piazza Enrico De Nicola, vige ancora il massimo silenzio e, per tutto il tempo in cui il pool dei tecnici si è trattenuto nel capoluogo pugliese, ai giornalisti è stato interdetto l’accesso al corridoio in cui si trovava l’aula delle audizioni. Un dato però è certo: il record del colloquio più lungo è tutto dell’ex procuratore di Bari Giuseppe Scelsi, ascoltato dagli ispettori già martedì 18 per ben dieci ore, tanto che si è posticipato quello del suo collega e “antagonista”, Antonio Laudati, inizialmente previsto nel pomeriggio di quello stesso giorno e poi slittata a giovedì 20.

Nelle sue dichiarazioni, l’attuale sostituto procuratore generale ha chiarito tutti i passaggi procedurali legati all’inchiesta del caso “Escort – Tarantini”, soffermandosi in modo particolare sui presunti rallentamenti, come già aveva fatto davanti al Consiglio Superiore della Magistratura, dando il via al procedimento interno del  Csm, che sta indagando per stabilire l’eventuale “incompatibilità ambientale” di Laudati a esercitare ancora la sua professione nel capoluogo pugliese.

L’indagine degli ispettori, invece, è scattata su richiesta dello stesso Antonio Laudati, quando il suo nome è finito nelle carte della procura napoletana e di quella barese. Il pm, a quel punto, ha scritto direttamente al Guardasigilli, chiedendo l’ispezione.

Il pool tecnico, ha comunque il compito di controllare che non siano state commesse irregolarità dal punto di vista amministrativo e può comminare sanzioni. Per quanto riguarda l’aspetto penale, invece, se ne occupa la procura di Lecce, l’unica dichiarata competente a esaminare l’operato di Laudati, sulla base della denuncia inoltrata da Scelsi.

Oltre ai due procuratori, sono stati ascoltati anche i tre sostituti Eugenia Pontassuglia, Ciro Angelillis (titolari del fascicolo escort) e Renato Nitti. Ora sembra quasi certo che gli ispettori torneranno a Bari per ascoltare anche Désirée Digeronimo, che si occupa del caso sulla Sanità in Puglia e i rapporti coi fratelli Tarantini, rinviati a giudizio, nell’ambito della stessa inchiesta, proprio martedì 18.

Questa mattina, la procura di Bari ha dichiarato Valter Lavitola “formalmente latitante”, dopo aver ricevuto dai Carabinieri, incaricati delle indagini, il verbale di “vane ricerche”, che lo trasforma, appunto, da “irreperibile” a “latitante”. L’impossibilità di rintracciare il “pescivendolo” (secondo una sua stessa definizione), rende difficile l’inoltro di una richiesta di estradizione al Guardasigilli.

 

Eva Signorile