La riunione di ieri mattina della Commissione Affari Istituzionali ha sancito il rinvio della discussione in Consiglio, rispetto alla data prevista del 20 settembre. Peserà certamente la posizione del leader di Sinistra Ecologia e Libertà nonché governatore pugliese Vendola che, pur sottolineando che farà ricorso alla Corte «contro tutti gli aspetti di dubbia costituzionalità della manovra», ha anche messo in luce come il taglio del parlamento regionale a 50 consiglieri, così come previsto dal Decreto Legge 138, sia «un’indicazione di sobrietà che condivido».

Di tutt’altro avviso Pelillo e Dentamaro che denunciano di non vedere «ancora ben definita quale sarà la pesatura dei criteri relativi al patto di stabilità», secondo quanto denunciato dall’assessore al Bilancio, e di credere che «le prerogative di autonomia legislativa in materia, secondo alcuni governatori, sarebbero state violate da Palazzo Chigi»: questa la convinzione di Marida Dentamaro, che avrebbe chiesto al Governo nazionale lo stralcio dell’articolo 14 della maxi-manovra voluta dall’Unione Europea, quello che prevede la riduzione del numero dei consiglieri regionali.

Il problema alla base del conflitto è che, se si procedesse realmente e concretamente a questo taglio, compreso quello degli assessori esterni, è vero, il risparmio per le tasche dei contribuenti pugliesi si aggirerebbe intorno ai 36 milioni di euro, per tutta la legislatura, ma qualcuno perderebbe la poltrona. Non ci stanno i partiti minori che vedrebbero le proprie chance di sedersi in Consiglio diminuire drasticamente. Ci stanno invece i due capigruppo dei principali partiti nazionali Antonio Decaro,Pd, e Rocco Palese, Pdl.

Quest’ultimo ha dichiarato: «Ci auguriamo vivamente che in un momento tanto difficile per il Paese e per le tasche dei cittadini, la Giunta Vendola non presenti ricorso contro una norma del governo mirata ad abbassare sensibilmente i costi della politica».

La manovra economica continua dunque a farsi dei nemici perché, come da più parti sottolineato, imperniata sui tagli anziché nel creare occasioni per la crescita. È questo quanto evidenziato anche dall’assessore alla Mobilità della Regione Puglia Guglielmo Minervini che ha denunciato il taglio del 75% dei fondi utili al trasporto, annunciando che se le cose non cambieranno il prossimo anno «ci sarà il collasso del sistema di trasporto pubblico».

Solo critiche e nessuna alternativa? No, perché Minervini propone di anticipare i tempi di attuazione del federalismo fiscale. L’unica alternativa secondo l’assessore alla Mobilità è infatti «regolare il prelievo diretto da parte delle Regioni della quota delle accise sulla benzina necessaria per compensare i tagli effettuati».

 

Angelo Fischetti