Anche per quest’anno, il quadro finanziario risulta problematico, infatti, fino ad oggi sono stati erogati a Rfi solo 12 milioni di euro, del costo totale. E già la società ferroviaria minaccia di chiedere gli interessi sulla mora. La situazione è generalizzata in tutta Italia e all’ultima Conferenza Stato-Regioni, il ministro dell’Economia Tremonti ha chiesto tempo per verificare le risorse. Ma Minervini riferisce che il credito pugliese si sta consumando e chiede al Governo rassicurazioni, anche in merito a alla certezza delle risorse di quest’anno:

«Certezza che era stata assicurata e che sta invece venendo meno – e aggiunge – Questa irresponsabile tendenza del Governo a non rispettare i patti sta già producendo degli effetti e delle conseguenze sui cittadini».

L’alternativa è quella di restituire al Ministero dei Trasporti i contratti regionali con Trenitalia, in quanto esiste l’impossibilità reale di garantire il servizio di trasporto pubblico. Intanto, un nuovo assetto dei trasporti potrà già verificarsi dal prossimo primo ottobre. Con Trenitalia, infatti, la Regione sta concordando una nuova organizzazione delle movimentazioni. Sarà sperimentata una riduzione delle corse dove c’è minor richiesta, a cominciare sulle linee Gioia-Rocchetta e Canosa-Spinazzola e una conversione delle linee su ferro in servizi su gomma che costano tre volte meno. Ma autobus invece di treni e soppressione delle corse potrebbero non bastare e se il Governo non darà risposte, si dovrà ipotizzare l’aumento dei biglietti.

Il crollo del servizio ferroviario provocherebbe danni più seri che la semplice difficoltà negli spostamenti. Oltre che la riduzione delle corse e l’aumento delle tariffe, bisognerà fare i conti anche con l’inadempienza della Regione ai doveri contrattuali con Trenitalia, che potrebbe spingere l’azienda a chiedere i danni all’amministrazione, l’esubero dei dipendenti delle ferrovie e l’aumento del traffico e le spese a esso collegate.

Legambiente, preoccupata per la situazione ferroviaria e l’impatto ambientale che porterebbe un eventuale aumento del traffico, ha lanciato un appello alle istituzioni affinché, con un rialzo dei costi della benzina di tre centesimi a litro, che assicurerebbe un’entrata annua di 1,3 miliardi di euro, coprano i tagli alle Regioni e garantiscano un’erogazione efficiente dei servizi ferroviari.

Minervini non è d’accordo con un rialzo dei prezzi dei carburanti, anche perché la soluzione ci sarebbe. Riferisce che era stata già proposta lo scorso anno, un’alternativa per compensare i trasferimenti mancanti che intervenisse sui costi della benzina, ma non alzandone il prezzo, bensì servendosi di un decreto attuativo del federalismo fiscale che permettesse alle Regioni un prelievo diretto delle accise dei carburanti, che adesso finiscono nelle casse dell’Erario. Invece lo Stato, dichiara l’assessore, «si tiene le accise ed effettua il taglio. Così non va. Così è un gioco istituzionalmente scorretto al quale noi chiediamo che il Governo ponga rimedio».

Pasquale Amoruso