Secondo Gentile, il principale ostacolo per le donne nello svolgimento di un lavoro è conciliare gli impegni di natura professionale con la cura della famiglia.

«Le misure – ha dichiarato Gentile – sono congegnate per sostenere l’occupazione, grazie anche al ricorso a una varietà di strumenti in grado di rispondere al bisogno sia di maggiore flessibilità negli orari di lavoro sia di servizi versatili e di qualità che rendano più semplice la gestione degli impegni professionali con quella dei carichi di cura familiare».

Per i bandi sono stati stanziati 52 milioni di euro che copriranno la costituzione di fondi pubblico-privati per il sostegno alla flessibilità, il catalogo on line dell’offerta di servizi per l’infanzia e l’adolescenza, nuove figure professionali nel settore del lavoro di cura domiciliare, quest’ultimo, inserito nel progetto R.O.S.A. (Rete per l’Occupazione e i Servizi di Assistenza).

Oltre questi tre avvisi pubblici, già pubblicati, sono in programma la creazione di progetti innovativi integrati per l’inclusione sociale di soggetti deboli e interventi in impresa per favorire la conciliazione dei tempi in un’ottica di flexicurity.

«Uno degli ingredienti decisivi della nostra arretratezza – ha dichiarato Vendola – uno degli indicatori dell’affanno dell’economia, soprattutto meridionale è rappresentato dalla scarsa presenza delle donne nei processi produttivi e nei ranghi manageriali delle imprese. Si tratta di un vero e proprio danno. Ormai in tutto il mondo l’abbattimento della discriminazione di genere viene considerato come uno degli indicatori che mostra la crescita di un’economia sana. E allora, che cosa impedisce alle donne l’accesso al mercato del lavoro? Un’organizzazione dei tempi della vita produttiva che è in contrasto assoluto con i tempi della vita di una donna, che talvolta è impegnata nelle attività di cura o nelle attività domestiche».

Pasquale Amoruso