Davanti all’organo di autogoverno della Magistratura ordinaria, Laudati appare sicuro. Porta prove documentate del suo operato, controaccusa Scelsi di ostilità nei suoi confronti e non solo, ma non convince a pieno i suoi inquirenti. Secondo il procuratore capo, l’ostilità dell’ex pm sarebbe “preconcetta” e nascerebbe da frizioni risalenti addirittura al 2000, a seguito di un esposto che, da procuratore antimafia, fece nei confronti di Scelsi, alle prese col boss della mafia Prudentino.

E sul pranzo alla Guardia di finanza nel 2009? Secondo Laudati, Scelsi avrebbe mentito. Ci fu solo un’informale colazione di lavoro e fu proprio l’ex pm a voler una riunione, preoccupato che gli venissero attribuite fughe di notizie. Sarebbe una menzogna anche il fatto che si sarebbe qualificato come mandato dal ministro Alfano. «Pensate che sia pazzo?», si è giustificato Laudati e ha aggiunto che se riuscissero ad accertare che non è come afferma, dovrebbero cacciarlo dalla magistratura. Ma a confermare la testimonianza dell’ex pm barese c’è il verbale di Paglino e le parole del procuratore capo di Brindisi, Marco Di Napoli

Respinge l’accusa di aver sostituito l’ex pm nell’indagine di cui era titolare. Gli avrebbe semplicemente affiancato la collega Pontassuglia (per altro, indicata dallo stesso Scelsi), con l’incarico di occuparsi delle intercettazioni. Sull’accusa di aver messo su una piccola squadra personale, riferisce che è la prassi e adduce come prove documenti che mostrano come tale sistema sia consuetudine anche in altre procure. Non avrebbe mai chiesto rapporti né su Scelsi né su altri suoi colleghi, ma solo sull’andamento delle indagini. Se esistono rapporti in tal senso, sarebbero un’iniziativa delle fiamme gialle.

Per ultimo, Laudati ricaccia le accuse di aver ritardato l’inchiesta. Solo di averla divisa per filoni investigativi. Ma anche a riguardo, le testimonianze di Paglino E Di Napoli confermerebbero un insabbiamento dell’indagine e inchieste parallele della GdF su Scelsi, volute da Laudati e dal generale Vito Bardi, indagato per rivelazione del segreto d’ufficio nell’inchiesta P4, dalla Procura di Napoli e individuato dallo stesso Laudati come termine delle informazioni investigative sul caso escort.

Pasquale Amoruso