Davanti al gip Guido Salvini l’uomo, ritenuto dagli inquirenti il punto di contatto tra i giocatori e la banda degli Zingari, avrebbe puntato il dito contro Andrea Masiello (colui il quale l’aveva tirato in ballo), accusandolo di essere il vero organizzatore delle combine, e contro gli ex biancorossi Parisi, Rossi e Bentivoglio.

Iacovelli avrebbe anche riconosciuto dalle foto sia Gegic che Ilievsky (due degli Zingari) e avrebbe fatto i nomi dell’ex capitano del Bari Antonio Bellavista, a suo dire colui il quale individuava le zone in cui operare nonché il vero tramite tra squadra e malviventi, e di un personaggio fuori dal mondo del calcio (già noto agli inquirenti) che si sarebbe occupato della restituzione del denaro delle scommesse ai corruttori in caso di mancata combine.

Nel corso dell’interrogatorio il tuttofare dello stadio San Nicola avrebbe parlato dei tentativi di truccare Milan-Bari, Bari-Sampdoria e Bari-Roma, aggiungendo all’elenco delle partite note Bari-Chievo e Bologna-Bari, comunque già finite nel mirino degli investigatori.

Secondo il racconto dell’uomo, però, solo in occasione del famigerato Palermo-Bari dello scorso maggio gli sarebbe stato promesso un piccolo regalo in caso il match fosse stato truccato. Iacovelli avrebbe, insomma, respinto l’accusa di essere uno degli organizzatori della Scommessopoli barese, ma avrebbe confermato di essere stato consapevole del fatto che i giocatori (Andrea Masiello in primis) fossero corrotti.

Una ricostruzione, questa, che qualora fosse confermata peggiorerebbe ulteriormente la posizione degli ex biancorossi, ma che andrebbe a confermare la posizione del gip Salvini, da sempre convinto (stando a quanto scritto nell’ordinanza cautelare) che Masiello avesse una responsabilità più pesante rispetto a quanto lui stesso avesse affermato nei suoi interrogatori a Cremona e a Bari.

Nicola de Mola