Un mercato di riparazione che ha visto il direttore sportivo dei Galletti concentrarsi principalmente sulle operazioni in uscita, volte ad alleggerire il monte ingaggi della società di via Torrebella e che ha visto i soli arrivi in prestito di Romizi, Simon e Cavanda.

«Chiudiamo con un risparmio per le nostre casse che si aggira intorno ai 2 milioni di euro lordi, a cui andrà aggiunto l’anno prossimo il milione e mezzo frutto della cessione, dolorosa ma necessaria, di Donati al Palermo: il nostro obiettivo era fare piazza pulita, tant’è che sono rimasti solo in tre della passata stagione, tutti in scadenza a giugno», ha spiegato Angelozzi.

Il ds ha sottolineato come l’anno scorso il Bari contasse ben cinquanta giocatori di sua proprietà (un peso decisamente gravoso per qualsiasi società, figuriamoci per una in difficoltà economiche) e che ora, grazie al suo “repulisti”, i tesserati siano meno di venti.

Angelozzi si è poi soffermato sulla questione attaccante e sull’arrivo sfumato all’ultimo di Piovaccari, che ha preferito andare al Brescia, spiegando come il ragazzo, dopo un primo accordo di massima, abbia posto questioni di natura tattica che avrebbero fatto infastidire Torrente.

L’ex ds di Perugia e Lecce ha anche rivelato di aver rifiutato uno scambio proposto dal Siena tra l’argentino Larrondo e il neocapitano biancorosso Caputo e che molto probabilmente il Bari riscatterà dalla Fiorentina la comproprietà del centrocampista Romizi, che ha ben impressionato nelle sue due uscite in maglia biancorossa.

Dal canto suo, Cavanda, che vestirà la maglia numero 39 in onore del suo idolo Anelka, si è detto felice del suo arrivo in Puglia e pronto a scendere in campo, visto che in questi mesi alla Lazio si è sempre allenato.

«Ho giocato poco nelle grandi, ma qui in serie B potrei avere più spazio e crescere, anche se devo migliorare ancora tanto: sono destro, il mio punto di forza è la velocità e qualche volta ho anche fatto goal», ha dichiarato il 21enne difensore.

«E’ un buon giocatore e lo volevamo già questa estate, ma poi la Lazio non volle più darlo: so che ha un carattere forte, ma questo non sempre è un male. L’importante è sapere che ci sono delle regole e che queste devono essere rispettare sempre», ha aggiunto Angelozzi, prima di concludere, rispondendo a qualche domanda sulla delicata situazione societaria.

Il dirigente catanese ha raccontato di lavorare esclusivamente per il bene del Bari, ma di non sapere cosa accadrà in futuro, perché in scadenza di contratto il prossimo giugno.

Di una cosa, però, si è detto certo e cioè del fatto che la famiglia Matarrese non abbandonerà la squadra al suo destino, anche perché (ci ha tenuto a sottolineare) l’anno prossimo, con soli 14-15 giocatori di proprietà, le casse di via Torrebella potranno finalmente rifiatare.

Nicola de Mola