La notizia era nell’aria, ma è stata ufficializzata soltanto ieri dalla Procura di Cremona, che, dopo aver effettuato una serie di riscontri, ha inviato le carte in suo possesso anche al procuratore capo di Bari, Antonio Laudati, per competenza e al procuratore della Figc, Stefano Palazzi.

A finire nei guai, quindi, sono tutti quei calciatori citati dal “pentito” Carlo Gervasoni (punto di contatto tra giocatori e banda degli Zingari, anche lui con un passato biancorosso alle spalle) nel corso dell’interrogatorio dello scorso 27 dicembre.

Una confessione che ha dato il là alle indagini su Palermo-Bari dello scorso 7 maggio, match per il quale gli ex baresi sarebbero stati corrotti per addomesticare il risultato. La combine, che avrebbe dovuto prevedere una sconfitta dei pugliesi con più di due gol di scarto, però non sarebbe riuscita, in quanto l’attaccante rosanero Fabrizio Miccoli, estraneo agli accordi, fallì un calcio di rigore volutamente provocato dai suoi avversari.

La partita disputata la scorsa stagione dai Galletti in Sicilia, però, non sarebbe l’unica finita al centro delle attenzioni della magistratura, che starebbe indagando anche sull’incontri interni contro Chievo e Sampdoria e su quelli in trasferta contro Parma e Bologna.

Oltre ai cinque ex baresi sono stati iscritti nel registro degli indagati anche tre ex del Lecce, tirati in ballo sempre da Gervasoni: l’attaccante Corvia e i portieri  Benussi e Rosati. Il difensore Ferrario, invece, avrebbe respinto le proposte di combine, senza però denunciare il fatto all’autorità giudiziaria.

Padelli (ora secondo portiere all’Udinese), Masiello (ora all’Atalanta), Belmonte (Siena), Rossi (Cesena), Parisi (Torino) e Bentivoglio (Sampdoria) ora rischiano grosso, così come del resto lo stesso Bari che, qualora fosse appurata una sua responsabilità oggettiva, potrebbe incorrere in una penalizzazione che andrebbe dagli otto punti sino alla retrocessione.

Nicola de Mola