Il rischio di cadere nel populismo è altissimo, ma c’è un dato di fatto: l’eventuale taglio dello stipendio dei politici a tutti i livelli, come annunciato dal presidente della Regione Emiliano fin dalla campagna elettorale, ha scatenato una mostruosa bagarre politica. Attenzione, il capitolo sui vitalizi è altra storia.

Ieri si è consumata la giornata dei lunghi coltelli tra il governatore pugliese e i 5 Stelle, purtroppo per una significativa donazione all’ospedale San Paolo. Alcune settimane fa, il presidente del Consiglio Comunale barese, Pasquale Di rella, ad eccezione dei pentastellati, è stato l’unico a dare un segnale: riduzione dello stipendio del 5 per cento. L’esponente del PD aveva chiesto ai colleghi di seguire la sua strada, ma l’appello è caduto nel vuoto pneumatico.

La maggior parte dei componenti della squadra di governo cittadino di Bari,  con l’ingresso in politica ha visto migliorare notevolmente la posizione economica. In tanti ora guadagnano più di quanto non riuscissero a mettere insieme prima della nomima. Siamo andati a Barivecchia a chiedere ai cittadini cosa ne pensano e con quanto vivono loro. Il risultato? Per molti versi scontato, ma emergono diversi spunti di riflessione, a comunciare dalla domanda: Il sindaco di Bari, che guadagna più o meno 6.500 euro al mese, deve dare un segnale? O che a dare l’esempio sia anche il suo vice, con 4.600 euro al mese? Chi può dirlo se si tratta di cifre adeguate, anche rispetto a quanto percepito durante la normale attività lavorativa. La fotografia è questa, in mezzo a tante verità e qualche sorriso amaro.