Se sei un piccolo imprenditore un credito di 107mila euro può voler dire la stabilità della tua impresa, soprattutto se il committente è di prestigio e quindi il “buco” inaspettato. La storia dell’azienda edile di Emanuele Calamo è simile a quella raccontata dai De Grecis o capitata alla Danger Graph. L’imprenditore, che l’anno scorso si è occupato della parte predominante dei lavori per il conseguimento dell’agibiltà dello stadio San Nicola alla viglia della partita della nazionale italiana, è stato costretto a mandare a casa un paio di operai.

Per tentare di riscuotere la restante parte della cifra prevista dal contratto (120mila euro più iva), sottoscritto con la FC Bari del presidente Cosmo Giancaspro, Calamo si è rivolto al giudice, che ha sospeso il decreto ingiuntivo. Prossima udienza a settembre. Quei lavori all’epoca elogiati dalle autorità pubbliche, il cui direttore era un uomo di fiducia dello stesso Giancaspro, furono una corsa contro il tempo. Sindaco, Questore, Prefetto, rappresentanti del Coni facevano continue passerelle davanti alle telecamere quei giorni. Calamo, convinto del pagamento, fu pronto ad investire in personale e attrezzature utili al completamento dell’opera.

La cosa ci ha lasciato molto perplessi, perché nel recente comunicato di precisazione sui temi caldi di questo momento, la FC Bari scrive: “Il Comune di Bari deve tener conto della situazione nella quale versa l’impianto e deve trovare una immediata soluzione a tutti i problemi attuali della struttura, non potendo pretendere di continuare ad avvalersi della società, come avvenuto nelle ultime tre stagioni sportive, per l’esecuzione di tutti gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, nonché addirittura per l’espletamento di onerosissime attività non manutentive di sua stretta pertinenza”.

Il pagamento effettuato in realtà è solo di 48mila euro, la prima delle tre rate pattuite, con scadenza a settembre, ottobre e novembre del 2016. La società sportiva, pur avendo pagato quella prima tranche, nell’opposizione all’ingiunzione di pagamento precisa a chiare lettere che essendo il bene di proprietà del Comune è quest’ultimo a dover provvedere a quegli oneri. Altro motivo dell’opposizione è la presunta mancanza del collaudo, alla cui esecuzione l’imprenditore avrebbe invitato il direttore dei lavori attraverso una mail pec, alla quale non c’è mai stata risposta. Calamo, con un banale accesso agli atti, però, è entrato in possesso della relazione con cui lo Studio Vitone certificava il collaudo, pur evidenziando alcune prescrizioni mai risolte.

Secondo quanto siamo riusciti ad apprendere, pur non avendo avuto conferma dagli interessati, anche lo Studio Vitone si sarebbe rivolto al giudice per un mancato pagamento di circa 30mila euro, inerenti proprio alla progettazione di quei lavori di adeguamento e ristutturazione per il conseguimento dell’agibilità decennale dello stadio San Nicola. Decreto ingiuntivo a cui la FC Bari si sarebbe opposta, come fatto con la stragrande maggioranza dei creditori.

In tanti si sono accontentati di uno scambio merci, tanto che lo stesso Calamo racconta di essere stato avvicinato dalla società, interessata a sapere se fosse un tifoso in modo da poter fare da sponsor in cambio dell’esecuzione dei lavori. Non è escluso che per quell’opera di adeguamento dell’estate scorsa possano arrivare altre ingiunzioni di pagamento. Nell’intervista la versione dell’imprenditore Emanuele Calamo. Restiamo a disposizione della FC Bari e degli altri soggetti nominati in questo articolo nel caso volessero fornire ulteriori versioni o precisazioni.