Un gladiatore senza una tigre da combattere, che per il momento deve fare i conti solo con i fantasmi della sconfitta nei superwelter e la carenza di risorse per calcare i ring che gli consentirebbero di tornare a pretendere il titolo italiano. Sì, perché diciamocela tutta, il pugile barese del quartiere Libertà a detta di molti la cintura avrebbe dovuto alzarla lui al cielo.

I giudici, però, hanno deciso diversamente e seppure i punti di quella ferita fanno ancora malissimo, non si può che guardare avanti e combattere. Una cosa fin troppo facile per uno abituato alla sofferenza, ad allenarsi fino a non sentire più braccia e gambe. Facile se solo gli fosse data la possibilità di salire sul ring. E Francesco, lo sanno tutti, combatterebbe dovunque e contro chiunque.

“La Federazione si è dimenticata di me e di tutto quello che è successo il giorno del titolo”, tuona il gladiatore con i guantoni appesi alle corde del ring della palestra. Fosse andato al tappeto sarebbe stato tutto più facile da digerire, ma quel secondo richiamo ufficiale, per la testa bassa equivale a un gancio in pieno volto. Lezzi, che sogna di riprendersi il titolo più di qualsiasi altra cosa al mondo, non potrà neppure salire sul ring nell’incontro che avrebbe dovuto tenere il 18 marzo a roma. Non ci sono soldi.

Le risorse e gli sponsor scarseggiano. Il procuratore del pugile barese, Giulio Spagnoli, si è impegnato a portalo a Firenze il 21 aprile. Lezzi è una Ferrari senza benzina, bloccata ai box quando dovrebbe girare e girare ancora per tenere sempre caldo il motore, perché conoscendo la sua determinazione, farà il possibile e pure l’impossibile per andare a riprendersi quel titolo, combattendo contro il vincitore tra Abis e Bevilacqua, i due sfidanti dopo che Moncelli ha lasciato vacante il titolo.

“Devo salire sul ring, incrociare i guantoni e vincere per andare a prendermi quel titolo che mi spetta”, aggiunge Lezzi. “Nelle prossime settimane – continua il boxeur barese – voglio dedicarmi alla raccolta dei soldi necessari per organizzare un incontro a casa mia e per questo mi rivolgo al sindaco Decaro, all’assessore allo Sport Petruzzelli e a tutti i rappresentanti delle istituzioni, che dopo il clamore della vigilia mi hanno messo in un angolo. Datemi una mano, sono certo di rendervi orgoglioso di me, di onorare la nostra città”.