Antonio, 23 anni, ha un ritardo mentale che lo fa essere scostante. In alcuni casi non riesce a controllarsi, ma a sentire i genitori: “Non è violento”. È lui stesso ad ammettere di essere scorbutico e di cercare di vendere la sua frutta con modi poco ortodossi. “Dico le parolacce, ma non alzo le mani e non faccio minacce”, spiega.

Antonio, che percepisce una pensione di invalidità di 290 euro al mese, vive al quartiere Libertà, in un locale al piano terra trasformato in abitazione: padre, madre e fratello più piccolo. Per sbarcare il lunario, ma soprattutto per avere qualcosa da fare, ogni giorno compra un paio di casse di frutta dal mercato rionale e in sella alla sua bicicletta prova a rivenderla nel suo quartiere, al San Paolo, a Ceglie, Carbonara, Poggiofranco, ovunque riesca ad andare con la sua gamba malandata.

“Non lo possiamo fermare – incalza papà Giuseppe – ma quello che ho letto su Facebook è persino peggio di ciò di cui mio figlio viene accusato”. Giuseppe è consapevole di essere tra l’incudine e il martello, ma Antonio è suo figlio e non può che difenderlo. “Se avete le palle venite ad affrontare me – tuona Giuseppe -. Sono stato chiamato un paio di volte dalla Polizia – racconta – ma in nessuno dei casi per violenza fisica”. L’altro punto di vista di questa storia di ordinaria difficoltà, è quello delle persone che dicono di essere state raggirate, minacciate o peggio ancora aggredite.

La più provata sembra essere mamma Silvana. “Antonio si è chiuso ancora e ha paura – dice la donna -. Sono in ansia tutte le mattine, perché ho sempre paura possa succedergli qualcosa di brutto. Capita spesso che lo insultino e in quei casi non si sa mai come possa andare a finire”.