Padre, madre, tre bambini piccoli, i genitori di lei, sarebbero otto persone se il cognato non si fosse trasferito al nord in cerca di miglior fortuna. La madre di tutti i problemi è sempre quella: il lavoro. Manca, e quando non c’è, non ci sono i soldi per pagare l’affitto, le bollette, fare la spesa. Mangiare.

Michele De Palma fa il bracciante agricolo, 20 euro a giornata, quando si lavora. Se piove, tutti a casa e allora è anche peggio. Con quei 20 euro al giorno dovrebbe provvedere alla sua famiglia. Lui è il solo che porta i soldi a casa. Il suocero, muratore, è senza lavoro da due anni ormai. La casa in cui vivono, a Palo del Colle, è in affitto. Era, perché da oltre un anno ormai, Michele e la sua famiglia non riescono a pagare il canone. E dopo un po’ la proprietaria ha mandato lo sfratto esecutivo. Già due, per essere precisi, ma ne sta per arrivare un terzo. E nessuno sa come può andare a finire.

“Ho il frigo vuoto”. Nel dirlo piange Maria, la suocera di Michele. Lacrime copiose scendono dagli occhi. “Mi dovete scusare, sono emotiva”. È un fiume in piena, non si trattiene, probabilmente non ne ha neanche più voglia. Intorno è tutto un fiorire di muffa, umidità, acqua calda che manca, fili elettrici volanti, crepe. Come quelle che ti spaccano in due l’anima, quando non sai dove sbattere la testa.

“Il Comune ha promesso di saldare gli affitti arretrati, in questo modo si bloccherebbe lo sfratto esecutivo  – ci ha detto Michele – ma ancora non ha provveduto. E noi siamo qui, in attesa”.

“Quello che mi auguro – ci ha detto il sindaco di Palo Anna Zaccheo – per questa famiglia, ma anche per altre che non chiamano i giornali e magari stanno messe anche peggio, è quella di rieducare ad adoperarsi, e non solo di chiedere. Il problema del lavoro coinvolge tutti, non ce n’è, ma anche andare in campagna, per capirci, si può fare in maniera differente. Sono un muratore, sono un intonachista, benissimo. Inizio a prendermi cura di casa mia”.

“Abbiamo preso a cuore questa famiglia, siamo andati ben oltre i mezzi a nostra disposizione bloccando lo sfratto più volte, proprio per la presenza di tre minori. Le abbiamo provate tutte. Se i due nuclei familiari accettassero di separarsi, non di togliergli i bambini perché nessuno lo farà mai, sarebbe tutto più facile. Abbiamo degli alloggi popolari, ma non hanno le caratteristiche per otto persone”.