Coraggio, determinazione e coerenza contro piccoli e grandi malaffari. Ognuno a suo modo, tutti con l’unico scopo di raccontare la vertià, impegnandosi in prima persona per cercare di migliorare il pezzo di mondo in cui vivono. Ci sono anche alcuni pugliesi tra i premiati della XXII Edizione del Premio Internazionale all’impegno sociale 2016 “Rosario LivatinoAntonino SaettaGaetano Costa”, istituito dal Comitato Antimafie di Riposto, presieduto da Attilio Cavallaro e per la Puglia e Basilicata da Cosimo Forina. Un riconoscimentonato per onorare la memoria dei giudici eroi caduti nella lotta alle mafie.

Sabato scorso, a Catania, è andata in scena la voglia di un’informazione libera, il rispetto dell’ambiente, della salute e del territorio. Un riconoscimento a donne e uomini che non si sono mai arresi e mai lo faranno, nonostante tutto. Perché in molti casi  la mafia e l’arroganza si combattono semplicemente facendo il proprio dovere con la schiena dritta.

Per la Puglia sono stati insigniti del Premio: Roberto Rossi (procuratore della Direzione distrettuale antimafia di Bari), numerose le sue indagini contro la criminalità organizzata, nazionale e internazionale, in particolare per le tematiche ambientali; Irene Pisicchio (ex assessore all’ambiente del Comune di Barletta); Maurizio Portaluri (direttore Radioterapia di Brindisi); Francesca Mangiatordi (medico di pronto soccorso presso Ospedale della Murgia ora a Cremona) e Papappicco Francesco (medico 118 Ospedale della Murgia); Gianni Volpe (difensore per la verità sulla discarica di Conversano); Andrea G. Laterza (autore del romanzo: La collina dei veleni, Il Grillo Editore ); Yvan Sagnet e Leonardo Palmisano (autori del libro inchiesta: Ghetto Italia. Un viaggio nella mafia del caporalato, Ed. Fandango Libri).

I DISCORSI

Yvan Sagnet: “Abbiamo ribadito che la mafia più potente oggi è quella esercitata dal Capitale sul Lavoro e che a favorire talvolta il concorso in associazione mafiosa è lo Stato nelle sue diverse diramazioni”. Il suo premio è stato dedicato alle vittime di caporalato e del lavoro nero: Paola Clemente bracciante Italiana di San Giorgio Jonico, che muore ad Andria; Mohammed Abdullah Sudanese, che muore a Nardo; Zakaria Ben Hasine tunisino, che muore a Polignano a Mare; Vasile Fusa rumeno, che muore a Crotone; Joan Puscasu rumeno, che muore a Carmagnola; Maria Lemma italiana di Ginosa, che muore a Ginosa; Talla Seck senegalese, che muore ad Andria; Stefano Cincu rumeno, che muore a Ragusa; Sare Mamadou Burkina Faso, che muore a Lucera; Arcangelo De Marco italiano, che muore a Matera.

Irene Pisicchio ha condiviso la sua partecipazione alla manifestazione con il sindaco di Corleone Leoluchina Savona, una donna di coraggio estremo. La testimonianza positiva dell’ex assessore all’Ambiente di Barletta non si è limitata all’esperienza istituzionale che ha portato allo spirito di partecipazione alle regole e al senso civico dei cittadini di quella città, in sinergia con la Barsa, raggiungendo una percentuale di raccolta differenziata straordinaria. Barletta è capoluogo di provincia prima in Puglia, quinta città in Italia. Il suo intervento ha principalmente marcato l’attenzione contro le ecomafie e la necessità di creare crescita nei cittadini per la tutela dell’ambiente attraverso conoscenza e coscienza: “La politica del fare, deve essere spirito di missione e impegno, dando in questa vita qualcosa di noi, lasciando un segno tangibile per la gente. Torno dopo questa esperienza ricaricata per continuare nel mio impegno sociale e politico”.

Maurizio Portaluri svolge la sua professione medica con impegno per i malati, non accontentandosi solo di curare il corpo, ma indagando le cause esogene che provocano la malattia neoplastica per contrastarle in tempo utile, cioè prima che la malattia stessa venga contratta. Ispirato al principio di Giustizia, si è esplicato a vantaggio del popolo inquinato, in ambiente di vita e di lavoro; si è costruito sulle evidenze scientifiche e si è nutrito con i saperi di tutti, operai pazienti e semplici cittadini. Il suo premio dedicato: “anche per tutti coloro che in Puglia difendono a vario titolo il diritto alla salute”.

Francesca Mangiatordi e Papappicco Francesco finiti del tutto ingiustamente sotto inchiesta per aver operato in difresa di se stessi e della salute dei cittadini: “nessuno nasce per diventare eroe o martire. Eroi sono quelle persone che credono fino in fondo in quello che fanno e talora rendono possibile l’impossibile. Ad impossibilia Nemo tenetur, ma noi adottiamo quel precetto che dice che le cose impossibili rimangono tali finché non arriva uno che non lo sa e le fà. Non abbiamo pagato nessun avvocato per difenderci dai nostri accusatori. La conoscenza della Filosofia ci ha permesso di utilizzare gli strumenti del pensiero e dell’azione ed oggi questo ci è stato riconosciuto anche a livello nazionale. Per questo cercheremo di proporre l’educazione alla Filosofia già dalle scuole elementari”.

Andrea G. Laterza: Il suo romanzo, non così lontano dai fatti di cronaca, apre un inquietante spaccato sul traffico illecito di rifiuti e sul perverso intreccio che ne sta alla base tra imprenditoria, politica e criminalità organizzata. “Ascoltare – ha affermato Laterza- la testimonianza della sorella del carabiniere Salvatore Raiti, ucciso dalla mafia nella “strage della circonvallazione”, avvenuta a Palermo nel giugno 1982, mi ha commosso e mi ha reso consapevole che, per fortuna, esiste un’Italia bella e virtuosa. Così come il coraggio degli imprenditori che si rifiutano di pagare il “pizzo”.Ecco, l’impegno civile, nobile e alto, di queste persone mi ha reso onorato di aver potuto vederle e ascoltarle e apprezzare che esiste un Sud migliore, combattivo e degno di futuro e di speranza. A premiarmi, il colonnello dei carabinieri Angelo Jannone, che fu comandante della compagnia carabinieri di Corleone dal 1989 al 1991 ed autore con Giovanni Falcone delle indagini sul patrimonio di Totò Riina. Jannone ha avuto una carriera piena di importantissime e strategiche operazioni giudiziarie e di polizia contro le mafie e il narcotraffico, agendo anche da infiltrato all’interno di pericolosissime cosche e rischiando più volte la vita in conflitti a fuoco. E’ stato, quindi, un enorme ed indescrivibile onore per me ricevere la pergamena dalle sue mani”.

Gianni Volpe: “Una grande emozione e un grande onore essere qui a Catania tra uomini che, ogni giorno, difendono la società civile, i cittadini e lo Stato dall’illegalità, dalla corruzione e dalla mafia. Oggi ritiro un riconoscimento, insieme a persone che, in tanti casi, rischiano vita e famiglia per amore di verità e giustizia. Se ognuno di noi, nel suo piccolo, avesse il coraggio di esporsi e dare un contributo per la gestione corretta delle amministrazioni e per opporsi all’illegalità, vivremmo in una Italia meravigliosa. Non avremmo bisogno di eroi che, a volte, devono morire per essere ascoltati o sostenuti”.