Il tumore ai polmoni rappresenta la prima causa di morte per cancro, e ogni anno muoiono in Italia 40.000 persone. L’85% dei tumori polmonari è dovuto al fumo di sigaretta. Per questo motivo risulta di vitale importanza convincere le persone a non fumare o ad abbandonare questa pessima abitudine. Parallelamente continua ad abbassarsi pericolosamente l’età dell’approccio al fumo: nel nostro Paese la prima sigaretta si fuma a 11 anni, e a 13 chi ha cominciato così presto consuma in media 14 sigarette al giorno. Tra i ragazzi di 15 anni uno su cinque è tabagista.

A confermare questi dati allarmanti uno studio dell’Istat, su 100 fumatori ed ex-fumatori italiani di età compresa tra i 14 e gli 80 anni, più di sei riferiscono di aver cominciato prima dei 14 anni. In questo contesto risulta fondamentale investire risorse umane ed economiche per impedire l’approccio alla sigaretta, e le ricerche scientifiche confermano che, per essere efficace, la lotta contro il fumo deve iniziare in età infantile, ovvero in una fase in cui l’apprendimento è particolarmente rapido e immediato e in cui si fissano comportamenti e modalità di approccio che permangono anche nell’età adulta.

Da qui nasce “Questa non me la fumo”, la campagna di informazione e sensibilizzazione sulla prevenzione del fumo rivolta alle classi quarte e quinte delle scuole primarie cittadine, promossa dall’Istituto Oncologico “Giovanni Paolo II” in collaborazione con il Comune di Bari e l’Ufficio Scolastico Regionale.

Il progetto, che ha ricevuto il patrocinio dell’Istituto Superiore di Sanità ed è stato ideato da WALCE onlus (Women Against Lung Cancer in Europe), presieduta dalla professoressa Novello dell’Università di Torino, edito da Carthusia, è già operativo anche in altre regioni Italiane. Il kit, che rappresenta l’elemento caratterizzante di questa campagna e che racchiude in una scatola/gioco il racconto, i colori, la gara e il messaggio di salute, si rivolge a un’età non ancora a rischio di fumo attivo, ma comunque già idonea a un lavoro di prevenzione. La volontà di lavorare su un quadro più generale intende fornire ai bambini una chiave di lettura completa e capace di sensibilizzarli nel profondo.

I kit sono già in distribuzione nelle quarte e quinte classi delle scuole elementari baresi, e l’impegno condiviso è quello di riproporli annualmente quale strumento di supporto all’attività didattica. I kit vengono distribuiti gratuitamente e veicolati con il supporto di medici e psicologi che seguiranno il progetto nelle varie fasi interfacciandosi con gli alunni, i loro insegnanti e i genitori, come un ideale ponte comunicativo fra chi, a vario livello, è il responsabile della crescita e della formazione degli adulti di domani. La scatola/gioco oltre a essere un contenitore di materiali informativi, è progettata in modo da essere riutilizzata, una volta svuotata, come plancia di un gioco da tavolo didattico, interattivo e divertente. Il gioco coinvolge tutta la classe, suddivisa in gruppi, come strumento di verifica e approfondimento delle informazioni acquisite mediante la lettura, le discussioni e le sperimentazioni proposte dagli altri supporti (per l’insegnante e i ragazzi). Si tratta di un contesto molto meno rigido dei soliti “format” d’apprendimento scolastico, quindi più aperto all’ascolto e al dialogo libero, pensato per favorire un confronto più ampio.

«Questa non me la fumo ci consentirà di svolgere un’attività di prevenzione intelligente tra i banchi di scuola – ha dichiarato l’assessora alle Politiche educative e giovanili Paola Romano – e di valutare, nel tempo, come una conoscenza preventiva incida sui comportamenti dei ragazzi coinvolti. Ad oggi sono quindici le scuole primarie che hanno già aderito al progetto, e altre se ne stanno aggiungendo. Per noi le scuole rappresentano il primo presidio per la prevenzione sanitaria, il luogo ideale in cui investire energie e risorse finalizzate a rendere i bambini consapevoli dei rischi legati ad abitudini e comportamenti scorretti».

«L’iniziativa non produrrà risultati nell’immediato – ha commentato Domenico Galetta, medico oncologo del Giovani Paolo II e coordinatore del progetto – ma sarà capace di incidere positivamente su un necessario cambiamento degli stili di vita collettivi. Il nostro tentativo, attraverso questa campagna, è quello di catturare l’interesse dei bambini degli ultimi due anni della scuola elementare perché costruiscano dentro di sé gli anticorpi che li proteggano per tempo dalla tentazione del fumo. In questo campo l’alleanza scuola, famiglie e salute è un fronte fondamentale per determinare il cambiamento atteso, e la sensibilità istituzionale rappresenta il valore aggiunto affinché questo tipo di iniziative si strutturino e rimangano patrimonio stabile delle scuole e degli alunni. A breve partirà il survey che ci consentirà di monitorare nel tempo i ragazzi coinvolti per capire quanto il nostro progetto impatti sugli adulti di domani».

Le scuole che fin qui hanno aderito al progetto sono: XVI Circolo didattico, Re David, Tauro, Balilla-Imbriani, Manzoni-Lucarelli, Peroni-Levi, Garibaldi, Umberto I-San Nicola, Zingarelli, Aristide Gabelli, Japigia II, Quasimodo-Melo, De Amicis-Laterza, Massari-Galilei, XVII Circolo didattico.