Il mondo della reumatologia pugliese è in subbuglio, dopo la chiusura dei dieci ambulatori hub e spoke per la cura delle patologie reumatiche. Il provvedimento, attuato a seguito delle indagini dei Nas di Taranto, parte da un esposto presentato in procura da Marea Onlus, associazione che tutela le persone affette da malattie reumatiche. Le indagini condotte mostrerebbero quanto non vi fossero gli standard di legge che permettessero di avviare l’attività in tali centri. Dopo la chiusura, le indagini proseguono per individuare eventuali responsabilità penali per la concessione delle autorizzazioni.

La situazione attuale è grave in tutte le provincie ma a quanto pare le due strutture che destano maggiori preoccupazioni sarebbero quelle del Giovanni XXIII di Bari e del Perrino di Brindisi. L’ambulatorio di Reumatologia Pediatrica del Giovanni XXIII, centro riconosciuto come prescrittore del farmaco biologico nel quale sono in terapia moltissimi bambini, verrebbe revocato in favore di un attivando centro al Perrino di Brindisi. Lo stesso Perrino vedrebbe la revoca della U.O.S. di Reumatologia della Geriatria e il riconoscimento a spoke dell’ambulatorio di Reumatologia presso la Medicina Interna dello stesso ospedale, decisamente meno attrezzato.

Alla luce di quanto accaduto e delle pesanti conseguenze che questo provvedimento avrà sulla vita dei malati, abbiamo incontrato Grazia Fersini, presidente di Marea Onlus, per meglio comprendere il quadro a livello regionale.

IL MOVIMENTO 5 STELLE CHIEDE L’INTERVENTO DI EMILIANO

“Centri illegali e pericolosi fin dalla loro apertura: Emiliano intervenga immediatamente per la messa a norma”. La richiesta esplicita fatta al governatore della Puglia arriva dai consiglieri regionali del Movimento 5 Stelle, Marco Galante e Mario Conca. “Le strutture oggi revocate ma autorizzate e operative da anni per la prescrizione del farmaco biologico – continuano i pentastellati -, hanno sempre operato nella illegalità essendo sforniti, tra le altre, anche del kit di pronto soccorso o di servizio prossimale del 118, mettendo a rischio la salute stessa del paziente, con la connivenza degli organi decisori e controllori. La cosa grave che si evince dal comunicato diffuso dalla Procura di Brindisi è che il tavolo tecnico ha omesso la preliminare verifica dei requisiti minimi previsti dalla delibera di giunta (D.G.R. 255/09) che un centro Hub deve possedere per l’attivazione e per essere inserito in rete e si afferma che il tavolo tecnico ha in modo preliminare effettuato la ricognizione sui centri prima di inserirli in rete”.