L’ospedale Di Venere a Carbonara continua a darci parecchio da scrivere. Al di la dei “soliti” ascensori guasti a minuti alterni in cui la gente resta intrappolata, al di là delle blatte nei luoghi dove passano i carrelli coi pasti, al di là dei bagni destinati ai pazienti inagibili, al di là della tubercolosi mai accertata, al di là dei 10 casi di scabbia, torniamo nostro malgrado a occuparci dei posti destinati ai disabili. Forse poca roba rispetto al resto, si potrebbe obbiettare, ma questo lo vedremo dopo.

Eh si, già in passato siamo stati costretti a scrivere di quella cattiva abitudine di parcheggiare negli spazi destinati ai portatori di handicap, spesso portata avanti dai dipendenti dello stesso ospedale, a volte con arroganza e scuse pretestuose, quando invece basterebbe un po’ di senso civico e buona educazione, ma tant’è. Non bastasse il comportamento deprecabile, questi giorni ci si è messa anche la pioggia a complicare le cose, e così si è venuto a creare questa specie di ingorgo come si vede dalle fotografie.

Poca roba dicevamo? Mica tanto. Ieri una signora di 66 anni cardiopatica, ipertesa, affetta da una recente ischemia cerebrale l’area, ha dovuto aspettare quattro ore prima di essere liberata. Pare che il mezzo che la teneva prigioniera fosse ancora una volta di un dipendente dell’ospedale. La figlia della donna, che l’accompagnava, ha dovuto fare decine di telefonate, ma alla fine si è sentita rispondere da Vigili e forze dell’ordine che non potevano intervenire all’interno del nosocomio. Quella zona, poi, è proprio davanti all’ingresso diretto per la rianimazione, non di un qualsiasi fast food. Qui viene portata gente che sta rischiando la vita, mica gli si può dire: “Quanta fretta, aspetta un attimo che ora mi sposto”.