Puntuale come una cartella di Equitalia, anche quest’estate è tornata a flagellare le coste pugliesi l’ostreopsis ovata, l’alga tossica responsabile di numerosi malori tra i bagnanti delle spiagge baresi.

Per conoscere qualche informazione in più su quest’organismo e sul disagio che crea, abbiamo contattato il dottor Nicola Ungaro, direttore ambientale dell’Arpa Puglia.

«Innanzitutto si tratta di una microalga, cioè non visibile a occhio nudo – spiega il dottor Ungaro – È un’alga di tipo tropicale arrivata da noi, probabilmente in maniera accidentale con le acque di zavorra delle navi. Quella che dà fastidio non è l’alga in se, ma la sua infiorescenza che si sviluppa, appunto nei mesi estivi. L’alga, salendo in superficie durante le mareggiate e finendo sul litorale, viene nebulizzata nell’aria attraverso gli aerosol marini e quindi inalata dall’uomo. Quest’organismo contiene una tossina che dà disturbi all’uomo quali riniti, faringiti, laringiti, dermatiti, congiuntiviti, in alcuni casi anche febbre e bronchiti, ma comunque tutte transitorie e guaribili in 24/48 ore, basta rivolgersi al proprio medico per una terapia che aiuti a far passare i sintomi».

L’alga è presente nei nostri mari da diversi anni. Le prime segnalazioni e l’inizio dell’opera di monitoraggio da parte dell’Arpa dello sviluppo di quest’organismo risalgono al 2001. L’infiorescenza si sviluppa nei mesi estivi ma non possiamo certo impedire ai baresi di andare al mare per evitare gli effetti dell’alga. A questo scopo, il dottor Ungaro segnala alcune prassi per ridurre il rischio di esposizione.

«Come “hotspot”, i punti più caldi dov’è stata registrata la maggior concentrazione di alga ci sono la zona del Nord Barese e in maniera minore la fascia costiera a sud. È utile a questo punto, per i bagnanti baresi, evitare di esporsi alle mareggiate provenienti da nord, specie sulle coste rocciose, visto che sugli scogli l’evaporazione dell’acqua marina è maggiore che sulla sabbia, e limitare al minimo il consumo di organismi quale ricci di mare e mitili che accumulano la tossina».