L’annuncio del governatore pugliese, Michele Emiliano, sulla riduzione di stipendi e vitalizi, ma soprattutto il gesto concreto del presidente del Consiglio Comunale barese, Pasquale Di Rella, ha scatenato una serie di reazioni e diversi mal di pancia. Pochi i rappresentanti della politica cittadina e regionale, che hanno sentito la necessità di accogliere l’invito lanciato da Di Rella: in attesa di una legge specifica, iniziare con l’auto riduzione degli stipendi del 5 per cento. Tra le considerazioni raccolte, una delle più interessanti ci sembra quella del consigliere comunale, Irma Melini.

LA NOTA DI IRMA MELINI – Ritengo non si possa restare indifferenti davanti alle dichiarazioni del Presidente della Regione, Michele Emiliano, e alle conseguenti decisioni del Presidente del consiglio comunale di Bari, Pasquale Di Rella, rispetto ai tagli agli emolumenti della politica e ai privilegi che la stessa riserva agli eletti. Ritengo, però, che sia doveroso contestualizzare queste dichiarazioni all’epoca in cui viviamo.

È indubbio, dopo gli scandali del Comune di Roma, che ci troviamo a vivere lo “strascico” del populismo che ha reso il Movimento Cinque Stelle popolare fino agli ultimi accadimenti. Un Movimento, quello del comico Grillo, che ha delegittimato – a torto o a ragione – la classe politica esistente senza però essere all’altezza di una degna sostituzione. Ed è proprio su questo tema che ritengo che noi, classe politica attuale, abbiamo il dovere di riportare l’attenzione dei cittadini.

Affermare che serva tagliare gli stipendi o i vitalizi per migliorare il sistema è come continuare a dire che la Legge Del Rio sull’eliminazione delle province sia servita a qualcosa o come dire che la riforma della costituzione assolve alla riforma del sistema solo perché dimezza i senatori. È veramente questo il costo della politica che il Paese italia non può sostenere? Ripercorrendo gli spunti di questi ultimi giorni sento il dovere morale di contribuire con questa mia riflessione al dibattito.

Tagliare gli stipendi, cosa ben diversa sono i vitalizi, vuol dire contravvenire al principio costituzionale dell’indipendenza della funzione al fine di “garantire il libero svolgimento del mandato”, senza porre alcuna distinzione di accesso alla carica per ceto o reddito.
Prima, d’altronde, i costituenti come i successivi eletti erano nobili o facoltosi in grado di provvedere alla politica con le proprie risorse. La remunerazione dignitosa, quindi, è una scelta democratica e costituzionale per evitare che si acceda alla carica elettiva per censo o per interessi privati, o di lobby.

Il popolo, quindi, ti indennizza per la tua funzione pubblica affinché questa sia autorevole e indipendente. Su questo mi vorrei, quindi, soffermare. In questo momento di crisi dei valori e della società io preferirei non si toccassero i principi cardine della democrazia, con l’istituzione di una politica per censo, ma si ritornasse alla politica dei fatti.
Volgarmente detto: “io ti pago affinché tu lavori e lavori per me, che sono il Popolo”.
Questo io interpreto essere il mandato dell’elettore e per questo ritengo che si debba smettere di parlare in termini populistici e si debba tornare ai fatti.

Riduzione delle tasse. Dove? Paghiamo tasse a livello anche regionale e comunale e sono certa che se abbassassimo la TARI a bari o l’irpef in Puglia tutti ne saremmo più felici perché avremmo volentieri investito in questa classe politica. Di questi temi vorrei parlare, ad incominciare dal consiglio comunale del capoluogo di regione.
Per quanto attiene alla mia coscienza di politico locale, la maggior parte di ciò che ricevo dal Comune lo reinvesto sul territorio senza fare per questo dei comunicati stampa.

In conclusione, quindi, dobbiamo puntare il dito sulla qualità degli eletti e non su riconoscimento dell’emolumenti, dobbiamo vedere quanto producono a roma, in regione e in Comune in termini di presenze, di interventi e di provvedimenti. Preferirei attivare un Openpolis locale e far valere i risultati di quella nazionale, allora sì che invece di tagliare gli stipendi, saremo costretti a lasciare a casa qualche eletto molto “svogliato”.