Cinquanta milioni di euro, spicciolo più, spicciolo meno. A tanto ammonta la cifra che, secondo i rilievi mossi nella relazione dagli ispettori inviati dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, il Comune di Bari avrebbe pagato in più ai suoi dipendenti dal 2000 al 2014. Una cifra che si fa persino fatica a scrivere.

Questo il nocciolo della relazione misteriosa di cui tanto si è parlato negli ultimi giorni e che ha costretto il presidente del Consiglio Comunale Pasquale Di Rella, e alcuni consiglieri, a richiederne formalmente e ripetutamente di poter leggere. Relazione che ha scatenato un mare di polemiche, anche in seduta di consiglio, e ha costretto il sindaco di Bari Antonio Decaro a convocare con solo un’ora di preavviso una affollata conferenza stampa. Ma andiamo con ordine.

Puntuale, sicuro di se’, ma anche teso e nervoso. Lui, Decaro, sempre molto pacato nei modi, da quella relazione e dalle polemiche, evidentemente è stato provato oltre misura. Alla conferenza stampa, questa volta, si infervora ancora prima di cominciare. La prima cosa che fa è infatti “strigliare” i consiglieri comunali di opposizione presenti: «Non voglio sentirvi dire che la relazione è incompleta, io non vengo alle vostre conferenze stampa».

Chiarito questo, il Decaro furioso passa a esaminare la relazione, di ci ha portato un estratto. I funzionari del Comune stanno finendo di studiarla per completare le controdeduzioni e metterla a disposizione dei cittadini, salvaguardando la privacy dei dipendenti comunali citati nelle 496 pagine: «In alcuni Comuni è stata addirittura secretata, noi invece la metteremo a disposizione di tutti».

L’ispezione si è svolta dal 16 settembre al 6 novembre 2015, dopo un anno e due mesi di mandato di Decaro, e ha riguardato gli ultimi 5 anni, con rimandi fino al 2000, e si è concentrata, o almeno così avrebbe dovuto essere, sostiene il sindaco, sull’attività gestionale dell’amministrazione.

Impossibile citare una per una le osservazioni fatte dagli ispettori a cui il sindaco ribatte, la sintesi del suo pensiero non è comunque cambiata dopo il Consiglio di ieri. Gli ispettori, sostiene il sindaco, hanno avuto un atteggiamento repressivo e punitivo, non collaborativo come invece dovrebbe essere.

La ciccia della relazione, come dice il sindaco, è sulla costituzione e sull’utilizzo dei fondi di trattamento del salario accessorio: «Si tratta di istituti contrattuali definiti in sede decentrata e discendono tutti dal 2000, perché nel 1999 viene stipulato il contratto nazionale di lavoro e dal 1999 viene data la possibilità agli enti locali di stipulare la contrattazione decentrata».

La sostanza è tutta qui: per gli ispettori, il calcolo del fondo è sbagliato. Sulla base dei rilievi mossi, si tratta di circa 50 milioni di euro. Soldi che il Comune avrebbe dato ai dipendenti e che adesso deve capire come “gestire”, se chiederli indietro o altro: «Nel 2014 abbiamo cambiato il metodo di calcolo, e qui da lì in avanti il problema è stato parzialmente risolto. Per il pregresso abbiamo chiesto all’Aran, l’Agenzia per la Rappresentanza negoziale delle Pubbliche Amministrazioni, di avvalerci del loro supporto. Ci hanno dato la possibilità di attivare un tavolo tecnico». Tutte le procedure aperte negli altri Comuni, ci tiene a sottolineare, non sono ancora state chiuse. A Firenze, per fare un esempio, la cifra in questione è di 90 milioni di euro.

Nelle 496 pagine, gli ispettori del ministero hanno avuto da ridire su molte cose, troppe secondo Decaro. Come il conferimento degli incarichi per la formazione dello staff del sindaco, assegnati secondo il sindaco seguendo quanto previsto dal Testo Unico degli Enti Locali, ma non secondo le norme per gli Ispettori. Ancora, i concorsi di mobilità interna, l’incompatibilità del cumulo degli impieghi e addirittura gli appalti, materia di competenza dell’Anticorruzione e non degli ispettori.

Alla fine della fiera, il punto per il sindaco è tutto qua:« Una parte della macchina amministrativa sembra sotto attacco senza motivo – ci ha detto – alcune cose che sono state rilevate a noi, in altri Comuni non sono state verificate». Se questo è vero, allora ben avrebbe fatto l’amministrazione a fornire tempestivamente la relazione a tutti i consiglieri, per poter respingere, tutti insieme, questo attacco immotivato a fronte unito. L’aver atteso che il dirigente incaricato del procedimento rientrasse dalle ferie, probabilmente, non è stata la migliore strategia. Anche perché l’articolo 43 del TUEL che regola l’accesso agli atti da parte dei consiglieri comunali non dice che bisogna aspettare la fine delle vacanze per consegnare i documenti ai consiglieri.