La Giunta del Comune di Bari ha revocato il bando per la locazione di oltre 10mila metri quadri per gli uffici comunali. Pardon, il Governo cittadino ha dato mandato alla Ripartizione SUA (Stazione Unica Appaltante), di “Concludere il procedimento avviato con la pubblicazione dell’avviso in data 9.5.2016, formalizzando la decisione di non proseguirenelle trattative alla IM.CO.s.p.a.”. Mutate le mutande, la sostanza non cambia: dopo essersi impegnati con la IM.CO., il Comune fa marcia indietro.

Un bando nato storto, tra mille dubbi e con mille accuse di scarsa trasparenza. A cominciare da quella sensazione sartoriale, tra tempistica e offerte, che l’indagine fosse stata cucita addosso all’unico partecipante. A premere sulla scelta, l’assessorato al Patrimonio, cui urge una nuova sistemazione visto che il prima possibile deve lasciare gli uffici al Mercato del Pesce in piazza del Ferrarese.

Dalla relazione tecnica commissionata dal Comune risulta che l’immobile, in via Caduti di tutte le Guerre, a Japigia, non soddisfi i requisiti chiesti nell’indagine di mercato, tant’è che il proponente si era offerto di adeguarlo a proprie spese. Dei sette piani dello stabile, solo il primo è in condizioni di ospitare uffici.

E proprio per quel primo piano erano già stati fatti progetti: avrebbe dovuto ospitare il prima possibile gli uffici dell’assessorato al Patrimonio. In seguito, i rimanenti sei piani, col tempo e l’adeguamento, avrebbero accolto il resto delle ripartizioni interessate dal bando.

Da qui, però, i troppi dubbi. Non tenendo conto del verbale della propria Commissione Tecnica, il Comune procede con la delibera 483/2016 con la quale dà mandato di intraprendere le trattative pre-negoziali tra gli uffici competenti e la IM.CO. s.p.a. per la locazione dell’immobile in questione: ovvero, un quasi contratto tra Comune e impresa per accogliere un’offerta, unica pervenuta, che non soddisfaceva i requisiti richiesti.
Una mossa che vìola il principio di democrazia del bando: possiamo facilmente immaginare che numerose altre potenziali ditte proponenti non abbiano partecipato al bando in quanto gli immobili a loro disposizione non soddisfacevano i requisiti richiesti. Se avessero saputo che aderire alle richieste dell’indagine non era requisito vincolante per la scelta, magari avrebbero partecipato anche loro.

Lo abbiamo detto noi, presentandovi il caso Agorà, lo ha detto la consigliera Melini, che siede in commissione Trasparenza al Comune di Bari, proponendo un annullamento della gara che venne bocciato dal Consiglio comunale. Dai e dai, però, forse la ragione ha avuto la meglio sul “sentimento”, o forse qualcuno ha tirato le orecchie su quel bando che davvero sembrava un costume da Arlecchino, per quanto chiasso faceva. Alla fine, la Giunta comunale ha revocato il bando, o lo ha concluso decidendo, dopo essersi quasi accordata per stabilirci la ripartizione Patrimonio, che l’immobile non adava bene, scegliete voi la forma.

Niente paura, dal momento che la Giunta ha dato mandato alla ripartizione SUA di pubblicare una nuova indagine di mercato: “Integrata con la clausula per cui si esamineranno altresì le proposte recanti l’impegno, da parte dei partecipanti, a realizzare a propria cura e spese, le opere necessarie ad adeguare l’immobile, ove non immediatamente conforme alle norme di legge e ai requisiti indicati nell’avviso e/o alle ulteriori richieste dell’ Ente, rendendolo fruibile entro il cronoprogramma di:

30 giorni dall’accettazione definitiva della proposta per la porzione di immobile da destinare a sede della Ripartizione Patrimonio e del Settore Fondi Comunitari;
a definirsi per porzioni di immobile, in ragione delle tempistiche di trasferimento delle ulteriori, singole Strutture e, comunque, non oltre 9 mesi dall’accettazione definitiva della proposta”.

Insomma, quello che esce dalla porta, può sempre rientrare dalla finestra, ammesso che gli infissi siano a norma.