Bari Capitale. È vero, capitale dell’inciviltà e dell’abuso elettorale, persino nel nome di San Nicola. Capitale dell’imbrattamento selvaggio e della strafottenza della politica, di centrodestra e centrosinistra, delle liste civiche e dei movimenti, nonostante questa volta la censura e qualche multa siano arrivate persino in tempo reale. Belli, siamo in campagna elettorale. Saremo pure a meno di un mese dalle elezioni, ma che significa? Che possiamo rendere la città una latrina? Cancelli, recinzioni, cavalcavia, piloni dei ponti, cabine elettriche, pali dell’illuminazione pubblica o della telefonia. Faccette e faccioni sono dappertutto. In molti confondono l’amore e la guerra con le elezioni. Nei primi due casi ogni colpo vale. Nel terzo, no. Mai come adesso questo dovrebbe essere il tempo dell’esempio. Il tempo in cui si capisca una volta per tutte che gli elettori non hanno l’anello al naso e che spesso il troppo stroppia. Lo scranno si conquista con i progetti, con le idee, con i contenuti, non certo per il numero e per le dimensioni dei manifesti che si è riusciti a stampare e ad affiggere nottetempo a ogni angolo, dimostrando all’avversario di essere più furbi. Siamo all’inizio, potete ancora rimediare. E non veniteci a dire: non ne sapevo niente, l’hanno fatto a mia insaputa, se avessi saputo non lo avrei permesso. Io, a casa mia, manifesti da andare ad affiggere di notte mentre dormo non ne ho. E allora, candidato, tato di centrodestra quanto di centrosinistra, evita di imbrattare la città che nei tuoi comizi annunci di voler trasformare e rendere più pulita, ecologica e a misura d’uomo.