Nella bio c’è scritto: il progetto Glanko nasce dalla voglia di lavorare su nuovi suoni, ritmiche e atmosfere in ambito musicale elettronico. Nuovi rispetto a chi o a cosa?
Nuovi rispetto alla solita elettronica che si sente in giro, rispetto alla Tecno, all’House, al commerciale… cercare di non proporre sempre il solito prodotto che sentiamo spesso, oppure i vari djset che sentiamo adesso a Bari o in Italia, perché all’estero c’è gente che è avanti rispetto a queste cose.

Per quale motivo siamo rimasti indietro rispetto ad altri paesi secondo te?
In una canzone, Morgan diceva: la questione è nell’interesse nelle cose, Z-E-R-O. La gente vuole la pappina pronta, ascoltare la solita canzoncina scritta in cinque minuti, quel pop-rock con testi insignificanti…poi c’è sempre di mezzo la casa discografica che prende quattro pupazzi e li mette insieme in queste band che non si possono vedere…

Recentemente si sono riunite le Lollipop…
No comment – ride.

Tra le varie classificazioni attribuite alla tua musica c’è anche l’IDM Intelligent Dance Music. Sei tra chi ritiene la dance abituale non lo sia?
Più che altro, molti tendono ad utilizzare la cassa in quattro: boom boom boom boom, perché è più facile attirare e far ballare la gente. Quella è la dance che attira chiunque, però c’è poco studio dietro, è una cosa alla portata di tutti. Pochi si spingono alla ricerca di una ritmica più particolare, fuori tempo magari, cose che vengono maggiormente apprezzate dai cultori della musica elettronica. In Germania, in Inghilterra, c’è gente che sta facendo di tutto e qui arriva dopo anni, c’è poco interesse, la gente va dietro ai soliti djset.

Quindi tra le tue aspirazioni musicali c’è anche quella di comporre musica che faccia ballare…
Un po’ si, ma anche stupire. Vorrei far capire alla gente c’è altro al di là della solita robetta, non c’è solo il solito schema, la solita struttura. Far ballare sì, ho fatto pure dei djset, per cui bisogna attirare l’attenzione della gente in questo senso, però anche far capire che si può essere un pochettino più laboriosi.

Hai dei trascorsi musicali in delle band, Glanko è invece un progetto solista, un modus operandi completamente diverso sia nel suonare che nel comporre…
Il concetto di band è straordinario, insieme si può essere più aperti, però anche suonare da soli per me è positivo, riesco ad esprimere completamente me stesso. Ci sono varie difficoltà certo, però quando la gente vede che sei da solo pensa: ca**o, questo ha fatto tutto da solo, le drum, i synth, l’orchestra d’archi…per me è molto positivo.

Solo, dietro al computer, sai che fa molto nerd…
Va beh – ride – ma adesso anche il computer è uno strumento musicale, puoi fare praticamente tutto: un’orchestra, una drum, i synth, non servono neanche più gli amplificatori, colleghi la chitarra direttamente ad una scheda audio, puoi avere tutti gli effetti che vuoi senza bisogno dei vari pedali. Poi sta a te decidere se usare il computer in maniera più creativa o meno.

Termine ricorrente: sintetizzatore. È importante essere bravi ad usarlo per fare musica elettronica?
Bisogna essere ferrati nella sintesi dei suoni, devi conoscere un minimo di teoria, sapere cos’è un LFO, un VCO, un CUTOFF. Certo il synth ti dà dei preset di fabbrica, però poi devi sapere dove mettere le mani per ottenere il suono che vuoi.

Spesso la musica elettronica è associata a rave, pastiglie e droghe varie. Perché secondo te?
Personalmente ho notato poco questo automatismo, però in effetti c’è gente che associa la musica elettronica a certi tipi di droghe, più alla discoteca in realtà. Certa gente pensa che noi non suoniamo ma mandiamo solo delle sequenze e quindi possa farlo chiunque. Non è così. Ho suonato la chitarra e so perfettamente cosa vuol dire far parte di una band così come suonare musica elettronica, in questo genere metti tutto quello che hai dentro. Per quanto riguarda le droghe, non so cosa dirti.

Com’è la situazione a Bari per chi fa musica elettronica, c’è spazio?
Ce n’è, si suona tanto, e sono sempre i soliti a farlo. Il problema è che stanno nascendo delle mode: io suono tecno e sono figo, tu fai un genere che non capisce nessuno e allora qui non suoni. Fino a poco tempo fa non era così. L’elettronica sta andando parecchio in questo periodo, però suonano sempre gli stessi e nella maggior parte dei casi si tratta di djset. Manca la mentalità del proporre qualcosa di nuovo, di diverso, a Bari e nel resto d’Italia, sono sempre gli stessi nomi perché attirano gente o perché sono sotto etichetta più o meno importante o perché amici di qualcuno. Si va avanti così.

Spero almeno che non ci sia il fenomeno delle cover band anche nell’elettronica…
Che io sappia no, anche perché ottenere gli stessi suoni dei Kraftwerk o di chi vuoi tu è difficile, ci sono troppi effetti, troppi synth, è difficile da coverizzare come genere, però ho visto le cover band dei Depeche Mode. Hai toccato un argomento delicato, perché tolgono spazio a chi vuole esprimersi. Ci sono locali in cui suonano esclusivamente le cover band per solo interesse economico.

Stai lavorando ad un progetto nuovo con un musicista di musica classica, un binomio intrigante…
È incredibile come Mote riesce ad inserire gli archi, il piano, come riesce a miscelare le mie drum, i miei synth, con le sue melodie. Stiamo registrando un ep che probabilmente non pubblicheremo per conto nostro, ma spediremo a varie etichette discografiche. Abbiamo finito già diversi brani, in un paio di mesi dovrebbe essere tutto pronto. Spesso si parte da una mia idea, gli mando la traccia con le drum, i synth etc e lui ci mette gli archi o il piano magari. Nonostante anche lui sia di Bari, stiamo lavorando via computer, ci vediamo poco per quanto riguarda la composizione.

Scusa ma non potreste vedervi di persona?
Abbiamo orari diversi, lui studia, dovrebbe anche trasferirsi a Londra…il fatto di non vederci fa risparmiare un sacco di tempo, se l’idea non è buona buttiamo via tutto, altrimenti proseguiamo. In realtà ci troviamo bene così.

Deve essere un po’ nerd anche lui…
Lui? È molto più nerd di me.

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