Acque turbolente nello stabilimento Skf di Bari. Un cliente cinese, che produce auto elettriche, ha infatti presentato reclamo perché, secondo le verifiche da lui effettuate, i cuscinetti BB1-5508 CH8 prodotti in terra pugliese sono risultati difettosi.

“Il Direttore – si legge nella nota a firma RSU del 3 giugno – ha comunicato che la situazione è drammatica in quanto da una selezione eseguita dal cliente, è emerso che la percentuale di scarto va da un minimo del 20% ad un massimo del 40% su 4500 cuscinetti prodotti di cui 3500 cuscinetti (turno del 27.02.2020), sono stati montati sulle autovetture”. Si tratta di macchine in parte già in circolazione, altri di auto vendute e non ancora consegnate, secondo quanto emerge dalla stessa nota.

Per scongiurare conseguenze, il cliente si appresta a varare una massiccia campagna di richiamo, si parla di circa 4 milioni di euro che ricadranno sullo stabilimento di Bari. Dell’accaduto è stato informato anche il numero 1 di Skf, Alrik Danielson.

“Il Direttore – prosegue la nota – nell’evidenziare la gravità del problema ha ribadito le ripercussioni che potenzialmente possono verificarsi sullo stabilimento, fino ad ipotizzare la chiusura della fabbrica”.

“In questo momento lavorativo molto particolare – si conclude la nota – dove ci sono delle notevoli carenze di commesse, il reclamo verificatosi è di una gravità unica riconducibile ad un atteggiamento poco professionale e superficiale durante la lavorazione”.

Prima conseguenza del difetto riscontrato nei cuscinetti, è stata la sospensione cautelare non disciplinare di quattro lavoratori dello stabilimento, tradotto in parole povere significa che se l’azienda non retrocede, perderanno il posto. Apriti cielo. Sul banco degli imputati è finito praticamente l’intero sito barese, dai vertici attuali e precedenti, fino agli altri sindacati, passando per l’organizzazione della produzione, i macchinari.

“Senza polemizzare e senza ricercare colpevoli – scrive la Fiom l’11 giugno – è necessario comprendere il perché siamo giunti a questa grave situazione. I processi produttivi, i macchinari e i trasferimenti sono obsoleti e non in grado di mantenere stabile la qualità della produzione, affidata solo ed esclusivamente all’operatività degli addetti, i controlli visivi non sono perfettamente affidabili”.

Sul banco degli imputati, la Fiom porta anche il controllo qualità: “Le campionature di cuscinetti fatte inspiegabilmente sul terzo turno senza nessun responsabile che sovrintenda l’operato degli addetti. Chi controlla chi fa cosa? Ci sono le procedure? Il 2019 lo stabilimento di Bari ha consuntivato 22 reclami”.

Sotto accusa anche l’aggiornamento del personale: “In tempi non sospetti la Fiom ha lamentato costantemente le carenze di formazione professionale, argomento completamente sottovalutato nel passato, peccato che a conferma di quanto sostenuto, nelle scorse settimane l’azienda è stata costretta a richiamare alle armi un ex dipendente per risolvere un problema e fare addestramento al personale”.