Sfottò, risate ironiche, sputi e persino minacce davanti a diversi testimoni, persino alla presenza di un paio di uomini della Digos. Era l’11 giugno del 2016, giorno in cui è andata in scena una pagina particolarmente triste della protesta dei lavoratori metalmeccanici pugliesi. Eravamo e siamo al centro di una dura contestazione per aver messo in dubbio l’efficacia dei sindacati all’interno delle grosse aziende, sempre meno disposte a trattare. Lo abbiamo fatto con la Bosch, poi è arrivata la Getrag e chissà quale altra, perché i meccanismi sono identici.

I sindacalisti ascoltati nel video girato quel giorno sono gli stessi che andranno a trattare con la Bosch dopo lo scioccante annuncio di alcuni giorni fa: un possibile esubero compreso tra le 450 e le 850 unità nello stabilimento barese. Numeri andati ben oltre le nostre previsioni. Peccato, perché adesso si corre il rischio di doversi limitare a leccarsi le ferite, senza avere più abbastanza margine per una trattativa dignitosa.

Se dal momento in cui abbiamo sollevato la questione, pensando solo ed esclusivamente alle famiglie che sarebbero rimaste in mezzo alla strada, si fosse puntato i piedi, adesso forse staremmo ad un’altra fase della trattativa e deall disperata sforbiciata. Sì, perché al netto di sputi e risate, e ci rivolgiamo soprattutto a quei sindacalisti navigati, ormai emanazione nell’azienda nei reparti o nelle segreterie, il tempo passa in fretta e gli operai non possono essere tenuti perennemente per le palle, ricattatti con la filastrocca: “Ringrazia di avercelo un lavoro”.

In tanti si sono meravigliati per la proposta di soldi in cambio delle dimissioni fatta ad alcuni operai della Bosch. Lo dicevamo già allora, quando chiedevamo agli RSU di pubblicare le loro buste paga. Lo ha fatto uno di loro, quello che forse guadagna meno ed è successo il putiferio. Immaginiamo non siano i sincalisti a rischiare il posto di lavoro. Al contrario, è probabile che al lavoro tra qualche tempo siano costretti ad andarci più di un paio d’ore al giorno, qualche volta quattro, perché altri colleghi perderanno il sostentamento per le proprie famiglie.

Abbiamo un’altra idea di lotta sindacale, di battaglie per la conservazione dei livelli occupazionali. Diversificare investimenti e produzione, questo chiedevamo. Oggi è la strada che s’intende intraprendere. E ci si riempie la bocca dopo aver sputato veleno, e per la verità anche altro. Le risatine degli operai schiavi e l’affanno dei sindacalisti nel video che vi riproponiamo è la risposta alle nostre domande, seppure arrivata con un anno di ritardo. Ci avevamo visto lungo. Ve lo avevamo detto, ma in questo caso non gongoliamo affatto. La speranza, anche nostra, è che i sindacati tornino a fare i sindacati e non i servi delle aziende, per di più finanziate con vagonate di soldi pubblici, e gli operari tirino fuori gli attributi.