Mi hanno praticamente messo in gabbia“. L’iperbole rende benissimo l’idea di quanto accaduto a Mino Dalonzo, imprenditore costretto di fatto a chiudere per almeno due mesi uno dei suoi locali in via Sparano. “Ci era stato promesso che nessuna attività avrebbe avuto difficoltà riguardo all’ingresso e all’uscita del proprio locale, ma in realtà è avvenuto l’esatto contrario“.

Una delle questioni che non è stata minimamente rispettata – prosegue Dalonzo – è quella delle barriere architettoniche. Nel mio locale entrano 200 persone: se dovesse sorgere un problema qualsiasi, non potrebbero uscire“.

Ho preferito chiudere perché gli incassi sono crollati dell’80%“, conclude l’imprenditore, “e la cosa che più ci fa male è che i 23 dipendenti del locale sono finiti in cassa integrazione“.