L’Italia è alla frutta. Fuggono in tanti, non solo i cervelli. Fugge Carlo Centanni, un ragazzo di 19 anni, volato da Bitritto in Australia, a Darwin. Ha raggiunto sua sorella, fuggita prima di lui. Un viaggio verso l’emancipazione.
Il tentativo di diventare uomo col lavoro, evitando magari di essere sfruttato, come gli è successo anche dall’altra parte del mondo, ma solo perché l’imprenditore che gli aveva dato una chance era originario del Bel Pasese e, a detta di Carlo, aveva lo sfruttamento nel sangue. C’è poco da fare, come sosteniamo da sempre, il problema è la testa.
Dopo un breve ritorno in Italia, da venerdì scorso Carlo è tornato a Darwin, con il sogno di divetare un idraulico e prima o poi mettere in piedi una propria azienda. Essere il capo, com’è riuscito in Italia a suo padre molto tempo fa, quando ancora c’erano speranze. Al netto del fuso orario Carlo ci ha raccontato la sua storia.
ll SOGNO DI CARLO CENTANNI – Ho terminato la scuola a giugno del 2016, ed essendo figlio di imprenditore avevo iniziato a girarmi intorno, in maniera abbastanza facile grazie al suo aiuto. Volevo cercare un lavoro, ma parliamoci chiaro, a Bari, al Sud, in Italia, nessuno ti mette nelle condizioni di imparare un mestiere, pagandoti per quello che comunque fai.
Sono un ragazzo come tanti, al quale piace lavorare, avere soldi, spenderli, divertirmi e, se possibile, mettermi da parte qualche risparmio. Ciò non era possibile avendo 400 euro al mese, soldi da cui bisognava togliere anche il pagamento delle tasse. In questo modo non è possibile essere felici, responsabilizzarsi con le proprie forze, magari vivere da solo senza chiedere come al solito l’aiuto a mamma e papà. L’idea di andare all’estero è partita dalla voglia di non accontentarmi, di responsabilizzarmi e crescere.
Del resto, come si fa a crescere a 19 anni in queste condizioni a tagliare il cordone ombelicale? Volevo crescere, fare esperienza. La mia decisione è stata abbastanza agevolata, lo devo ammettere, avevo parenti in America, un cugino in Europa e mia sorella in Australia, precisamente a Darwin. Alla fine ho scelto l’Australia. Lei mi disse che se fossi andato in Australia sarei riuscito a trovare lavoro e a crescere, perché è una terra ancora capace di dare opportunità anche agli stranieri oltre che ai residenti. Sa, ovviamente non si usa il cellulare sul lavoro, devi sempre fare qualcosa e devi essere molto “fast”. Dopo la promozione mi sono attivato per procurarmi i documenti per il visto in modo da poter entrare in Australia.
Il fatto di non saper un buon inglese mi ha lasciato le prime tre settimane a casa senza lavoro, poi ho trovato lavoro con un italiano. Gli italiani, però, hanno la mania di sfruttare ovunque si trovino, non c’è niente da fare. Ho resistito sette settimane, poi il compagno di mi sorella ha avuto bisogno di un operaio nella sua azienda e sono andato con lui altre tre settimane a montare pallet racking (scaffali grandi come quelli degli ipermercati).
A dicembe sono rientrato per un mese in Italia per una serie di problemi, ma da venerdì scorso sono tornato in Australia. Ad agosto, scaduto il visto, la storia potrebbe prendere un’altra piega. Vorrei tornare in Italia, ma solo se le condizioni generali del Paese miglioreranno, cosa che vedo veramente molto difficile. Fa grande vorrei diventare un buon idraulico, specializzarmi, perché no avere un’azienda tutta mia.