Tornare indietro rinunciando all’incentivo. Questa la volontà di una decina di ex dipendenti della Natuzzi, disposti a restituire all’azienda dai 20mila ai 30 mila euro pur di recuperare il proprio posto di lavoro. Una situazione inimmaginabile nello scorso luglio, quando 140 dei 355 lavoratori dichiarati in esubero mentre circa 1800 tornavano a essere occupati negli stabilimenti di Santeramo in Colle dell’azienda accettarono 60mila euro, tra contributi e piano assist, per lasciare il lavoro.

Dopo l’accordo raggiunto a novembre, in virtù del quale i restanti 215 dipendenti inizialmente licenziati in tronco furono richiamati a lavorare per Natuzzi nella newco di Ginosa, in cui l’azienda ha internalizzato alcune produzioni finora esternalizzate, e l’ok a sorpresa di una piccola parte di essi, solo 32 lavoratori (gli altri 183 hanno detto no alla ricollocazione per continuare a incassare dall’Inps l’assegno di mobilità), è arrivato un nuovo colpo di scena: alcuni dei 140 dipendenti che accettarono l’incentivo per lasciare il proprio impiego, hanno bussato in questi giorni alla porta di Natuzzi, dicendosi disposti a restituire parte dell’incentivo stesso per tornare a lavorare.

Una vicenda che rappresenta un segnale positivo secondo i sindacati e destinato probabilmente a fare scuola nel panorama occupazionale italiano.