Le due lettere di Gaetano Di Liso e di Rossella D’Agostino al ministro del lavoro Poletti hanno suscitato scalpore, ma anche una grande discussione intorno a un tema delicato e quanto mai attuale. Tra il nostro sito e i social si è scatenato un vero e proprio dibattito con commenti pro, qualcuno anche contro, e nuove storie da raccontare.

Questa è quella di Rossana, una biotecnologa salentina, un’altra di quelle che il nostro ministro “non vorrebbe fra le palle”. Pubblichiamo integralmente la sua lettera.

Eh si io sono un altro esempio di emigrata che Poletti non vorrebbe tra le palle. Dopo i miei studi in biotecnologie, ho passato qualche mese in Inghilterra per imparare la lingua pensando che sarebbe stato poi più facile trovare un lavoro. Dopo 4 mesi ci sono tornata nel mio magnifico paese e dopo mille CV mandati in tutta italia mi sono resa conto che non avrei avuto futuro.

Ho cominciato a mandare il mio CV all’estero e dopo nemmeno un mese mi sono trovata in Svizzera finalmente per il mio primo colloquio di lavoro che è sfociato in due offerte di dottorato. Non mi sembra vero, avevo la possibilità di scegliere, io che vengo da un paese dove non si può scegliere dove avere un lavoro qualsiasi è già una grande fortuna, dove hai la sensazione di dover ringraziare sempre qualcuno. Non ero abituata ero quasi imbarazzata e incredula ma con grande entusiasmo e responsabilità ho fatto la mia scelta, ho scelto cosa fare del mio futuro.

Dopo 5 anni di dottorato ho dovuto riscegliere se continuare la carriera accademica o spostarmi nel settore privato, ho SCELTO la seconda opzione e credetemi anche se si pensa che trovare un posto nel farmaceutico in Svizzera sia facile, beh non è così, è stato un periodo difficile, ho dovuto iniziare tutto daccapo: ho fatto degli stage, dei corsi, il primo contratto in una start up e infine sono stata assunta in una delle aziende più grandi al mondo.

Ma anche se è stato difficile questo paese mi ha dato la possibilità di fare esperienza di ricostruire la mia carriere, mi ha dato la possibilità di SCEGLIERE. Adesso lavoro con persone meravigliose di tutte le nazionalità, in un posto dove la gerarchia non esiste dove il vice-presidente si incavola se non gli do del tu.

Io non credo di essere un cervello in fuga e tanto meno penso che i giovani italiani rimasti nel mio magnifico paese siano mediocri. Io semplicemente ho scelto di avere più possibilità, di non accontentarmi e dopo quasi 8 anni in Svizzera, dopo 8 anni lontana dalla mia famiglia e dal mio piccolo paese del sud italia che qui tutti mi invidiano, sono contenta di aver scelto.

Ogni tanto mi sfiora l’idea di tornare, ma penso a quello che mi attenderebbe: un lavoro precario e non soddisfacente, la gerarchia, la non possibilità di fare carriera o di farla molto lentamente e la paura di non arrivare a fine mese. E l’idea mi passa, caro Poletti, per colpa delle persone mediocri come lei che non sanno fare il proprio lavoro, che non hanno mai fatto esperienza, che si sono trovato “per caso” al momento giusto nel posto giusto.

Io nel mio paese non ci torno finché la vostra mediocrità, e non quella dei miei giovani connazionali (perché loro non sono mediocri), mi rappresenterà. Tanta buona fortuna

Rosanna