L'ospedale Di Venere, a Bari Carbonara.

Telefona al 118 per un ronzio all’orecchio, ma abita a 50 metri dall’ospedale Di Venere. Breve storia triste del servizio di emergenza-urgenza di Bari, che troppe volte viene chiamato inviato su codici a malapena bianchi.

La donna accusava un ronzio nell’orecchio, causato a suo dire da una mosca che non riusciva ad uscire. Ovviamente niente di tutto ciò. Nonostante abitasse a pochi metri dall’ospedale si è comunque rivolta al 118.

Dai vari casi raccontati, come ad esempio quello del 40enne che ha allertato l’ambulanza per un infarto, ma aveva solo la “febbre bassa”, si evince che spesso le chiamate fatte al 118 sono fatte per avere un passaggio in ospedale, tentare di ottenere un ricovero, fare analisi del sangue o controlli pressori. Partendo da questi casi si è aperto il dibattito sull’opportunità di introdurre il pagamento del ticket per i codici bianchi.

Il vero problema, però, si riscontra nel momento in cui le ambulanze sono impegnate a soccorrere qualche “finto” malato e non possono intervenire in casi di reale emergenza. In questo modo non solo si scopre il territorio, ma si mettono i soccorritori in grave pericolo. Molto spesso, infatti, le aggressioni agli equipaggi del 118 avvengono perché accusati di arrivare in ritardo sul poso, senza sapere che giungono dall’altro lato della città o addirittura da fuori proprio a causa delle ambulanze chiamate per le sciocchezze o bloccate negli ospedali.