Solo i senza memoria non ricorderanno la polemica infuocata sui numeri dei visitatori ai tempi in cui il presidente della Fiera del Levante era Luigi Lobuono. Permetteteci di dubitare dei dati diffusi in queste ore dall’ente, non essendoci un organismo terzo a dirimere la faccenda. Non riusciamo a comprendere come si possa aumentare di anno in anno il numero dei visitatori – a parole anche particolarmente soddisfatti – ed avere sempre i bilanci in rosso. Parliamo di milioni e milioni di euro.

Ad affossare la Campionaria, ma più in generale l’ente, ci ha sempre pensato la politica. Il commissario scelto per l’anno di transito alla nuova gestione, nel discorso inaugurale dice che grazie alla cultura e all’internalizzazione la Fiera è aperta tutto l’anno, ma nessuno le fa notare che non ci sono le chiavi per l’apertura delle serrande delle biglietterie, operative come da nessun altra parte al mondo solo a cominciare dall’orario di apertura dei cancelli. Nessuno le fa presente che gli ingressi la sera vengono chiusi senza preavviso, facendo centinaia di prigionieri tra visitatori ed espositori, ma soprattutto che al primo nubifragio piove nei padiglioni. Parliamo dello stesso commissario che la mattina si occupa dello sviluppo economico per la Regione Puglia e il pomeriggio dovrebbe immaginare il rilancio della Fiera. Non siamo mai stati affascinati da chi ha più incarichi. Rischia di non fare benne nessuno di quelli che colleziona.

Nonostante tutto, però, va bene e andrà sempre meglio, anche se i visitatori, come ha scoperto la Guardia di Finanza, sono soprattutto quelli che comprano a minor prezzo i biglietti dai bagarini, che a loro volta li acquistano ad 1,20 euro dagli espositori, ai quali vengono assicurati al costo privilegiato di 0,16 euro.

Il Sindaco di Bari s’indigna con l’opposizione. Viene accusato di aver svenduto ai bolognesi, ma lui risponde che ha solo dato seguito ad una legge dello Stato, ovvero quella secondo cui proprietari dell’ente e società di gestione devono essere cose diverse. Peccato, però, che in altre parti d’Italia, pur dando seguito alla legge, Comuni, Aree Metropolitane e Regioni continuino ad avere voce in capitolo. La Camera di Commercio viene tirata sempre in ballo a difesa della baresità dell’ente, ma purtroppo non è rappresenta da tutti i soggetti che nella Fiera dovrebbero essere presenti.

Giostre, panini, merendine, salsicce, saponette e cianfrusaglie internazionali. Prima o poi qualcuno dovrà far presente che per i visitatori la Fiera è soprattutto questo e attorno a questo bisognerà costruire il futuro della Campionaria, per aumentare i saloni specializzati. Le fiere nelle fiere come dice qualcuno. Prima di parlare in fiera ci siamo andati e abbiamo raccolto le impressioni della gente, quella comune, tirata in ballo ai tempi dei bilanci.

A loro interessa cambiare il mobile, il divano o il materasso, la caldaia o sostituire la spazzola per il camino. Insomma, si viene a Bari per chiudere l’affare, piccolo o grande che sia. Bisogna scrollarsi di dosso il provincialismo tuonano gli internazionalizzatori, ma la Campionaria funziona proprio per quell’aria di enorme fiera di paese che continua a preservare nonostante si tenti di cambiarne l’aspetto estetico.

Non si può vendere il rilancio economico della Fiera per il numenro di convegni che enti pubblici, società dello Stato e grosse aziende private organizzano nel quartiere fieriscito nei giorni della Campionaria, tanto per poter dire di aver contribuito al riempimento degli spazi. Alcuni dei convegni sono noiosissime rielaborazioni degli anni precedenti. Al Sindaco, che tanto si sbraccia a difendere la scelta bolognese, infine, diciamo che ad un anno e mezzo dalle elezioni amministrative, quella sul futuro della Fiera del Levante sarebbe dovuta essere una scelta da prendere attorno a un tavolo con tutti i soggetti interessati. Abbiamo consentito ancora una volta alla politica, solo ad una certa parte della politica, di prevalere su tutto il resto.