Migliaia di persone, palloncini, applausi, commozione a fiumi, eppure nemmeno la morte è riuciti ad unire i protagonisti di questa assurda vicenda. Seguiamo fin dal primo momento l’omicidio di Nicolina Pacini, la 15enne assassinata dall’ex compagno della mamma con un colpo di pistola in faccia. Una morte annunciata dallo stesso omicida, il 37enne Antonio Di Paola, che poi si è tolto la vita, attraverso le centinaia di messaggi inviati sul cellulare della sua ex. “Tu non metti pace e io sono pronto”, le aveva scritto la sera prima. Chi non è stato evidentemente pronto sono state le persone che più dicono di amare Nicolina.

Ieri si sono celebrati i suoi tre funerali. Il primo, quello della mamma, Donatella Rago. La donna, appena toccata la bara bianca, ha iniziato a ripetere coe una litania: “Questa volta non ti lascio più”. La processione con la mano sul feretro fino in chiesa, poi lo strazio dell’ultimo abbraccio, anche durante la celebrazione. All’uscita dagli autoparlanti hanno risuonato le canzoni che ha voluto dedicare alla figlia. Prima di salire sulla macchina di un’amica, altre imprecazioni nei confronti dei genitori: “Me l’hanno ammazzata, glielo avevo detto, me l’hanno ammazzata”.

Il secondo, quello del padre, originario di Viareggio, la città dove col suo aiuto la mamma di Nicolina si è rifugiata per sfuggire dal mostro. “Mia figlia certamente non resterà dov’è stata ammazzata, me la porto a Viareggio”. Le lacrime, copiose, poi la promessa accasciato sulla bara: “Siamo una cosa sola, ti prometto che troveremo i responsabili”. Proprio così i responsabili di questo gigantesco concorso di colpe. Niente messa per lui, rimasto fuori sul sagrato della chiesa, prima in piedi, poi seduto su una sedia per via di un malore. Pochi contatti con la ex moglie, parole di circostanza e ancora disperazione.

Il terzo funerale, quello dei nonni, ai quali i servizi sociali del paese avevano affidato Nicolina e suo fratello. Arriva prima la nonna, accompagnata sa un’altra figlia. “Lasciateci in pace – dice – mia madre è distrutta”. Sono al lato della piazza a ricevere le condoglianze dei parenti e degli amici più stretti. Dopo un quarto d’ora scente giù dal corso principale di Ischitella anche il nonno. I due si abbracciano e si tengono per mano. Sono in prima fila in chiesa. All’uscita fanno in modo di non incontrare la figlia. Una zia, abbracciando Michele, il nonno, rivolgendosi alla mamma di Nicolina dice: “Quella disgraziata ha rovinato la famiglia”.

Il quarto funerale, passato inosservato per via dell’eccessivo dolore, è quello di alcuni parenti dell’assassino, presenti prima sulla piazza per accogliere il feretro, poi sul sagrato della chiesa. Insieme a loro anche i tanti parenti della mamma di Nicolina, incapaci di nascondere dissenso e improperi nei confronti della donna, giudicata incapace di badare ai propri figli. Povera Nicolina, ammazzata per mano di un folle, ma sembra difficile riuscire a trovare tutti i responsabili del dramma che ha sconvolto un’intera comunità rimasta per troppo tempo a guardare.