Non ho mai capito perché si debba condividere in maniera sfarzosa con estranei i propri momenti lieti: compleanni, comunioni, matrimoni, battesimi e persino funerali. Non ho capito, poi, perché lo si debba sottolineare la propria felicità facendo esplodere fuochi d’artificio dopo la mezzanotte, tanto per rovinare il sonno a chi alla festa non vuole essere invitato e magari alla cinque deve alzarsi per andare al lavoro. A Bari la tradizione è particolarmente diffusa.

I fuochi d’artificio, però, soprattutto tra i clan cittadini sono un segno di supremazia. Quanto più sono colorati, rumorosi e duraturi, più si riesce a marcare il territorio ad abbeverare il proprio ego.

Lo “sparo” negli ambienti criminali si usa anche per festeggiare omicidi o scarcerazioni, perché tutti sappiano. Ieri, proprio per i fuochi d’artificio fatti brillare e suonare dopo la mezzanotte, abbiamo saputo del compleanno di un rampollo della famiglia Di Cosola.

La gente del quartiere è divisa a metà, tra chi protesta al chiuso delle proprie case per il fastidio ricevuto e quelli convinti che si tratti di una espressione di gioia come un’altra. Dal canto nostro, per buona educazione, ci uniamo al coro di auguri e quindi: buon compleanno al rampollo della famiglia Di Cosola. A pensarci bene, non avesse voluto farlo sapere non avrebbe messo il quadro alla piazza. Ci dipiace, invece, non sapere a chi fare gli auguri per i fuochi d’artificio, gli ennesimi, che ieri notte hanno colorato il cielo del quartiere Libertà.