Il direttore generale della Asl di Bari, Vito Montanaro, spinto dalla nostra inchiesta giornalistica definita poco chiara, finalmente ha sentito il bisogno di chiarire la vicenda dell’accettazione dei campioni biologici esterni. Peccato che, come al solito, debba essere un’inchiesta giornalistica o peggio ancora delle autorità giudiziarie a spingere i vertici della sanità pubblica a chiarire cose che dovrebbero rappresentare la routine.

Ringraziamo il direttore generale per aver voluto spiegare ai tanti pazienti allettati o impossibilitati a raggiungere un centro prelivi, come fare per avere una prestazione domiciliare. Nel corso della nostra inchiesta poco chiara, abbiamo raccolto decine di testimonianze di persone in preda al panico per l’impossibilità di avere un infermiere a casa, fino a qualche settimana fa con prestazioni in nero e in barba alle più elementari norme di sicurezza.

Pazieti e familiari ai quali fino al momento del blitz della Guardia di Finanza e dei Carabinieri del Nas al Policlinico, nessuno aveva spiegato la procedura. Ricordiamo che l’inchiesta è partita proprio dal Policlinico, che è azienda diversa dalla Asl di Bari. Specifichiamo in maniera chiara per evitare che qualcuno se ne dolga. Con la circolare dell’11 marzo, di cui pure abbiamo riferito, Montanaro spiega che i cittadini con gravi problemi di salute, impossibilitati ad andare personalmente nelle strutture Asl, possono richiedere al loro medico di famiglia o pediatra l’accettazione di prelievi di campioni biologici a domicilio al Servizio sanitario Regionale.

Montanaro dice di voler essere ancora più chiaro e rilancia: la Asl intende assicurare che chi svolge il prelievo è soggetto legittimato ed abilitato a farlo. La volontà della direzione generale, fa sapere Montanaro, probabilmente anche in seguito alla nosta inchiesta giornalistica poco chiara, è quella di elaborare un elenco pubblico di professionisti ed enti accreditati dalla Asl, autorizzati ad effettuare prelievi a domicilio e il trasporto in piena sicurezza. Ciò significa che finora non c’era nulla di tutto ciò.

In più, il direttore generale ha sottolineato che i dipendenti Asl non possono chiedere alcun compenso per l’attività di prelievo, devono trasportare il campione secondo le modalità volute dalla legge e smaltire i rifiuti speciali connessi al prelievo. Quello che proprio non è chiaro è a che costo possa avvenire la procedura. Tutto ciò che abbiamo più volte sottolineato in queste settimane e che Asl e Policlinico di Bari, avrebbero dovuto tenere da sempre in debito conto. Nel momento in cui non si rispettano queste norme, si infrange sia il codice penale che il codice di comportamento aziendale. Anche questo, come ribadito da Montanro, abbiamo più volte detto nei nostri scritti.

Tra i chiarimenti offerti da Montanaro, c’è un aspetto particolarmente interessante. A detta del direttore generale della Asl di Bari, è dovere di ogni dipendente segnalare ai propri superiori il mancato rispetto delle regole, esattamente come aveva fatto la caposala del reaprto di Emofilia del Policlinico, denunciando il malcostume dei prelievi a domicilio in nero e l’ammanco di materiale sanitario acquistato coi soldi dei cittadini, al suo primario e al direttore generale di quell’azienda.

Siamo altresì felici di apprendere che ad oggi la Asl di Bari ha posto in essere attività di verifica e controllo anche di carattere preventivo. Meglio tardi che mai. Purtroppo alla nonna di 94 anni che abbiamo sentito e sua nipote al nono mese di gravidanza, costrette a cavarsela nelle more di un procedimento poco chiaro, non possiamo ancora dire quale infermiere o ente accreditato possono contattare per il prelievo a domicilio, non essendo ancora pronto l’elenco.