“Abbiamo una costa maraviglia e la stiamo rovinando. I baresi, mi ci metto anche io in mezzo, anche se non lo faccio, sono tutti porci e maiali”. Il pasciano di Valenzano, naturalizzato bielorusso per via della compagna e del valore della sua pensione in quel paese, alza la voce all’ennesima bottiglia di birra che si frappone fra i suoi pensieri rivolti al futuro e la visuale della bellissima Bari.

“In Bielorussia questo schifo non esiste – spiega il pensionato indicando la sporcizia in mare –  per terra non vedi un mozzicone. La prima volta non potevo crederci. La polizia è severissima”. La prima lezione del valenzanese con la pensione da pascià in Bielorussia, è l’abc di chi non resta a guardare: “Chi fa da sè fa per tre”.

E a Bari di cose da fare da sè ce ne esono a iosa. Muniti di una mazza di scopa siamo andati a ripulire le caditoie, evidentemente piene di ogni tipo di rifiuti: decine, centinaia di bottiglie di birra, lattine, contenitori e buste di patatine e altri snack, cartacce di ogni forma e colore, polvere resa fango da acqua e altri liquidi, resti di reti da pesca e pure qualche topo, che purtroppo non siamo riusciti ad immortalare con la telecamera come in altre occasioni. Non le chiamerebbero zoccole altrimenti, nell’accezione barese di essere scaltre, furbe. Ma ci sono, eccome se ci sono.

Da Palese a Torre a Mare la situazione non cambia, al netto di qualche eccezione, ma attiene all’attenzione e all’amore per la propria città degli operatori ecologici. Diciamoci la verità, far sparire tutto in quei buchi è più semplice. In caso contrario, sei costretto a chinarti, magari a metterti in ginocchio, raccogliere, mettere nei cassonetti. La fatica si chiama chicozza, a Bari si dice quando qualcuno non ha molta voglia di fare qualcosa, soprattutto quando il posto è fisso.