Il millenario dibattito sulla complicità o meno di Ponzio Pilato nell’uccisione di Cristo ha diviso il mondo. Noi, definiti “blog di merda” da una delle persone coinvolte nella storiaccia, siamo dalla parte dei colpevolisti. Chi si lava le mani o gira la testa dall’altra parte, pur sapendo o avendo addirittura a dispozione le carte dei presunti reati compiuti all’interno di un ente completamente finanziato con i quattrini pubblici, pur raccontando la filastrocca del diritto privato, ha le stesse responsabilità di chi ruba. Non solo. Il Ponzio Pilato che riveste un ruolo istituzionale o di controllo, a nostro avviso è doppiamente colpevole anche quando invoca l’intervento dei giudici, inneggiando alla fiducia della magistratura.

Sapevano tutti dei rapporti personali tra gli arrestati Vito Longo e Franco Mele, il primo nominato direttore amministrativo della Fondazione senza alcun concorso pubblico; l’altro nominato senza alcun concorso pubblico responsabile luci e fonica del Petruzzelli, pur amministrando un’azienda fornitrice del teatro. Il primo testimone di nozze del secondo. Non è ancora noto chi e con quali criteri di trasparenza ed equità abbia nominato e nomina tutto il personale tecnico e amministrativo della Fondazione. Iniziamo una nuova stagione dell’inchiesta sul Petruzzelli, con la pubblicazione di documenti inediti e la riproposizione di alcuni pezzi assolutamente attuali nonostante siano stati scritti qualche tempo fa.

Chi ha piazzato all’interno della Fondazione Petruzzelli Vito Longo, marito di Antonella Rinella, l’ex assessore comunale ed ex capo di Gabinetto dell’allora sindaco Emiliano in quota PD? Le luci della Procura si sono accese sugli appalti di novembre e dicembre 2015, ma quante irregolarità abbiamo segnalato fin dal  16 maggio del 2013, in occasione della messa in scena di quell’Otello riproposto e spacciato per nuova produzione. Abbiamo denunciato cooproduzioni fasulle e l’utilizzo di costumi niente affatto nuovi come si è voluto spacciare.

A quei tempi a capo della Fondazione c’era Carlo Fuortes, commissario di garanzia voluto dal governo, chiamato a “vigilare” senza aver mai rilevato nulla di irregolare. Una vigilanza a lungo orfana del Collegio dei revisori dei conti. Un Collegio dei revisori che in quel periodo, quando c’era, allo stesso modo non ha sollevato alcun dubbio. Non si è mai accorto di niente anche l’ex direttore agli allestimenti Tommaso Lagattolla, il premio oscar della lirica. Se di sistema Petruzzelli evidentemente si tratta sarebbe ipocrita limitare la questione alle responsabilità di Vito Longo. Pure le pietre sapevano, per esempio, che in orario di lavoro alcuni dipendenti andavano a portare a passeggio il proprio cane, oppure che durante l’orario di lavoro si aiutavano “alcuni amici” ad allestire i palchi per i comizi pre elettorali del sindaco Antonio Decaro e del Presidente del Consiglio Matteo Renzi.

Abbiamo pubblicato decine e decine di documenti, supplicando l’intervento di chiunque mentre sotto gli occhi di tutti si aggiustavano gli appalti per favorire sempre gli stessi amici degli amici. Nei lunghi mesi di agonia della sartoria teatrale Artelier, il suo direttore Luigi Spezzacatene ha denunciato a destra e a manca il presunto malaffare. Ha consegnato plichi e documenti. Solo l’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano rispose a quelle denunce circostanziate in cui emergeva un preciso “modus operandi”, chiedendo fosse fatta chiarezza sulla vicenda. Adesso, come ipotizzato già a novembre 2013, appaiono sempre più chiare le responsabilità di chi avrebbe voluto l’omicidio di Artelier. Chissà che qualcuno non decida di chiedere scusa.

Gli altri, i Ponzio Pilato, sono rimasti in silenzio. Quelle carte ce le avevano l’ex sindaco di Bari, ex presidente della Fondazione Petruzzelli e attuale presidente della Regione Puglia Michele Emiliano; l’ex presidente della Regione Puglia Nichi Vendola; l’ex assessore regionale alle Culture Silvia Godelli; l’ex presidente della Provincia di Bari, Francesco Schittulli, neo consigliere di fiducia del presidente Emiliano in tema di sanità; ce le avevano tutti i capigruppo dei partiti di maggioranza di governo cittadino. Quelle carte ce le avevano alcuni sentatori della Repubblica; i sindacati, l’allora presidente del Collegio dei revisori dei conti Giovanni Argondizza e altri uomini influenti, non solo della città di Bari. E ce le ha la Procura fin dall’inizio del 2013. Si è scelto di sacrificare la sartoria e tenere in piedi il sistema Petruzzelli. Diciamocela tutta la verità. Questa storia, però, comunque vada ha sradicato un luogo troppo comune: con la cultura si può magiare. Eccome se si può mangiare, anche a quattro ganasce diremmo a Bari, com’è stato fatto per anni al Petruzzelli.

Archiviamo qusta fase del nostro lavoro giornalistico con un’idea di Pasquale Amoruso: l’inchino di Alberto Sordi e Monica Vitti al teatro Petruzzelli, “il teatro più grande del mondo”. Una scena memorabile ed emblematica del capolavoro di Alberto Sordi: “Polvere di stelle”.