Come fa un’infermiera a guadagnare per un mese di lavoro soltanto cento euro? Facile, basta lavorare per la Croce Rossa di Flavio Ronzi. Il caso riguarda la posizione di una ex dipendente del Comitato Provinciale romano della Croce Rossa Italiana. Per le vicende di cui vi abbiamo già detto, il cambio di appaltatore del servizio 118, è dovuta andare a lavorare con la nuova azienda, titolare del servizio di emergenza dell’Ares Lazio. Ronzi ha sempre dichiarato di non aver mai licenziato nessuno ed è vero, maledettamente vero.

Pur di non perdere nemmeno un giorno di lavoro, con la possibilità offerta per legge di conservare il posto, il personale che già svolgeva quale dipendente di Croce Rossa il servizio 118 si è dovuto presentare il primo dicembre dal nuovo appaltatore. A poche ore dal Natale, con la necessità di qualche soldo in più oltre lo stipendio consueto per le mille scadenze di fine anno, doni compresi, ecco la sorpresa. La retribuzione di novembre e la tredicesima, che tutti aspettavano a fauci come per un po’ di sollievo, sono azzerate in quanto sulle buste paga è stata applicata la penale perché i lavoratori non hanno dato al capo, il famoso ente umanitario internazionale, quello dell’inclusione, quello del salviamoli tutti, il preavviso di licenziamento.

La penale, quindi, si è mangiata lo stipendio di novembre e la tredicesima. Pare che Ronzi, lo stesso che ha sempre negato di aver perso l’appalto; quello che ha sempre detto che nessuno avrebbe mai perso un centesimo; lo stesso che nelle riunioni carbonare avrebbe imposto ai dipendenti di passare con l’altra azienda per continuare a lavorare, non sapesse che i dipendenti sulla lista allegata alla documentazione riconsegnata all’Ares a fine contratto, avrebbero dovuto lasciare la Croce Rossa.

Un colpo basso, come altro lo vuoi chiamare? La ciliegina su una torta decorata di retorica e bugie, come quelle che hanno anestetizzato i lavoratori per mesi, quando noi su questa testata denunciavamo lo spacchettamento del servizio di soccorso in ambulanza, la soppressione dei corsi di TSSA, il licenziamento dei lavoratori e la perdita del più prestigioso appalto mai avuto dalla Cri di Roma. Serviva proprio un istrione come Flavio Ronzi, quello che ha sempre negato tutto, anche l’evidenza, per urlare che eravamo noi i bugiardi, quelli che sarebbero stati querelati per diffamazione e via cantando.

Ma a proposito di canzoni. È stonatissima la voce con la quale i lavoratori oggi lamentano di essere stati lasciati, proprio sotto Natale, senza i soldi che si erano sudati con il loro lavoro. Tutto per una scusa pretestuosa, in quando il “mancato preavviso” non è un istituto risarcitorio che il datore di lavoro deve applicare obbligatoriamente, ma soltanto a titolo di risarcimento danno, quando cioè voglia contestare che la risoluzione unilaterale del rapporto di lavoro da parte del proprio dipendente possa avergli procurato un danno. La misura della retribuzione non corrisposta serve proprio a limitare questo possibile risarcimento.

Il carnefice, quello che ha illuso i lavoratori, che li ha mandati allo sbaraglio, che li ha convinti che sarebbero stati tutti stabilizzati mentre venivano ceduti al nuovo appaltatore, è diventato vittima, probabilmente vittima delle sue stesse bugie e chiede il ristoro del danno proprio a quegli stessi lavoratori che passeranno le vacanze senza soldi per la prima e speriamo anche l’unica volta.

I sindacati naturalmente sono sul piede di guerra. Hanno annunciato azioni, anche di carattere penale, a tutela dei diritti di tutti i lavoratori ex Croce Rossa. Noi, nel frattempo ci chiediamo: questi soldi che non sono stati pagati agli ex dipendenti dove finiranno? Probabilmente saranno utilizzati dallo stesso Ronzi per finanziare i contratti co.co.pro che continua a firmare a titolo fiduciario, mentre voi continuate ad assistere muti allo spettacolo di questa cosa che chiamate privatizzazione. Non ci resta che augurare a tutti, vittime e carnefici, buon Natale e un anno più equo e leale.