Quasi piangeva il custode del cimitero di Carbonara, in via Venezia, mentre mi raccontava del furto al telefono. Stanotte alcuni balordi hanno scavalcato il muro di cinta del campo santo alla periferia di Bari e hanno rubato il tubo per innaffiare il giardino e le piante che vedete nelle fotografie. “Era speciale quel tubo, innaffiava benissimo e i risultati si vedono”. Il custode non si rassegna. Non tanto per il valore economico di quel pezzo di gomma di 30 metri con più di 30 anni di servizio alle spalle, quanto per l’offesa ai defunti. “Uso un tubo di seconda mano adesso”, continua senza darsi pace mentre mi spiega come farà d’ora in poi. “I morti, anche quelli loro, meritano rispetto. Evidente nessuno dei ladri aveva una madre, una moglie, un fratello, un padre sepolto qui”. Proprio così. I ladri, li mortacci loro, non avevano nessun parente sepolto a Carbonara. Dopo il furto saranno pure andati a cambiare l’acqua dei fiori ai loro cari seppelliti in un altro campo santo. Quello no, non si deve violare. Li mortacci vostri, i cimiteri sono tutti sacri e tutti i morti, anche i vostri, meritano lo stesso rispetto. Riportate quel tubo di gomma speciale, non per il valore ma per ciò che rappresenta.

E comunque, per cultura personale: «Neppure è bestemmia il maledire i morti, se non si intendessero specificamente le anime del purgatorio, o non si dicesse: “moeri santi”, o “morti di Cristo” […] Io dico insomma, che il maledire i morti, parlando di sua natura, ella non è bestemmia, né per sè, né per relazione di coloro che la pronunciano». Beato Alfonso Maria Liguori: “Istruzione e pratica per li confessori”