Che peccato, Michele Emiliano ha perso un’altra grande occasione per dimostrare di voler davvero bene al teatro Petruzzelli. Ieri, proprio come succede nelle ultime partite di un campionato, quelle che non hanno più niente da dire, ha tentato il colpaccio, la rovesciata sotto l’incrocio dei pali mentre tutti stanno a guardare. Purtroppo, ha tentato di farlo ai danni del consigliere comunale Angelo Tomasicchio, dell’ex imprenditore Luigi Spezzacatene, della Commissione Trasparenza del Comune e di buona parte della città, quella che chiede ancora chiarezza e trasparenza su quanto accaduto e che ancora accade all’interno del teatro.

Con i due milioni che avrebbe voluto consegnare nelle casse della Fondazione, Emiliano si è giocato il jolly elettorale, mandando all’aria le condivisibili dichiarazioni rilasciate fino all’arrivo del nuovo sovrintendente. In altre parole: “No carte, no euro”. L’errore grossolano – suo o di chi ha scritto il documento – è stato quello di non prevedere allo stesso fondi per il resto della cultura barese. Ora che è riuscito a ritornare alla guida dell’ente lirico sa fatti che noi disconosciamo? Il sindaco uscente, presidente della Fondazione, ha tentato di arrivare con le spalle coperte alla prossima riunione del Cda – prevista quasi certamente a cavallo della festa di San Nicola – chiamato a certificare il buco di quasi 2 milioni di euro lasciato dal commissario Fuortes e da chi continua ad amministrare l’ente (pre e post-commissariamento) con le bende agli occhi, senza mai scrivere una sola parola in merito alla “spregiudicatezza” di certe scelte.

I malpensanti o i complici di lungo corso, dicono che nessuno si è mai preoccupato del profondo rosso proprio perché c’era la certezza del risanamento coatto e dell’impunità di chi quei buchi li ha creati o ha contribuito a crearli. Senza intervenire alla radice, senza gare d’appalto (come mai non ce ne sono più?) o continuando a millantare finte coproduzioni (vedi il caso Elektra con la Fondazione di Cagliari), quanto sarebbe servita e fino a quando sarebbe bastata la “paghetta” dei dodici milioni di euro di denaro pubblico?

Perché, invece, Emiliano e i consiglieri di amministrazione non si preoccupano in maniera decisa di contribuire alla chiarezza e alla trasparenza, anche e soprattutto nei confronti dei cittadini? Perché lavorano sempre gli stessi fornitori e senza gare? Perché si continuano a sperperare denari per i noleggi senza divenire proprietari di alcunché, come ad esempio delle luci e della fonica? Perché ci sono figure professionali superflue, in considerazione del fatto che ce ne sono altre pagate per non fare niente? Perché l’esternalizzazione dei servizi (per esempio quello della guardiania e delle pulizia) costano più di quanto costerebbe gestirli direttamente? Perché, invece di tentare il colpo a sorpresa, non ha fatto in modo che al consigliere Tomasicchio – e con lui a tutti i baresi – non fossero date le risposte scritte alle sue sacrosante domande, in cui chiede conto della gestione del teatro? Peccato, davvero. Era una grande occasione, l’ultima per far diventare il Petruzzelli terreno di confronto e non di scontro elettorale. Sembra quasi si sia preoccupato di dare a vedere alla Regione e agli altri finanziatori di non essere l’unico responsabile del mancato finanziamento.

Dal canto nostro, continueremo a dare voce e sostegno a chiunque invochi trasparenza, chiarezza e meritocrazia, unici ingredienti che potrebbero limitare l’evidente deriva di un teatro la cui riapertura, costata quasi 50 milioni di euro di denaro pubblico, la città ha atteso per vent’anni. Ci sembra il minimo, ci sembra la cosa migliore che si possa fare e possano fare adesso i consiglieri di amministrazione, per evitare di essere travolti dalla maledizione che aleggia tra le mura parlanti “alzate” dai fratelli Petruzzelli.