Fuortes, dai lontani luoghi di residenza, sembra si sia destato e avrebbe dato indicazioni sull’utilizzo del parcheggio, limitatamente all’orario di lavoro. Pare che a settembre il parcheggio possa essere addirittura interdetto, se non per stringenti esigenze di servizio. E’ sempre la stessa storia: ignorava, sapendo taceva o qualcuno gli ha suggerito che doveva essere così? In ogni caso è grave. In sostanza si è, ancora una volta tardivamente, comportato come un commissario piuttosto che come il sovrintendente che forse aspira a essere. Quanti giorni al mese è qui in città? Ed in sua assenza chi ne fa le veci? Certo è che se fosse più presente e non dovesse barcamenarsi tra i suoi molteplici incarichi – come ovvio tutti ben pagati – forse si accorgerebbe che le cose da sistemare sono svariate e in molti casi decisamente più gravi dell’uso improprio del parcheggio. Ci sono soprattutto le gare d’appalto, “approssimative”, che lasciano ampi spazi a troppi dubbi e talvolta a qualcosa in più di un sospetto. Fra i vari esempi che si possono fare: come è possibile sapere oggi che la Chiarissima ha vinto l’appalto per le pulizie se l’aggiudicazione è prevista il 25 agosto? Come è possibile attivare due procedure per la realizzazione dei costumi di uno stesso spettacolo? Com’è possibile chiedere di realizzare 123 costumi in una ventina di giorni? Come è possibile, dopo aver chiesto preventivi, concordare e stabilire l’importo definitivo di una qualsiasi prestazione professionale con l’eventuale aggiudicatario? Ci vuole un commissario per evitare che ognuno continui a fare della fondazione ciò che gli pare, a seconda delle proprie responsabilità o irresponsabilità. In caso contrario sarebbe complice, addirittura responsabile di eventuali disastri, etici ed economici. Non si può essere commissario solo quando giornalisti non allineati sottolineano le storture – spesso dolose – di un carrozzone senza programmazione, gestito facendosi guidare dalle denunce e non dalle idee. C’è ancora tempo per correre ai ripari o eventualmente per ritirarsi non lasciando solo brutti ricordi ed eredità troppo pesanti per far tornare il Petruzzelli agli splendori che tutti attendono: un grande teatro europeo, che metta in scena autentici nuovi allestimenti. Un vanto per tutti, non solo per gli amici degli amici, nell’assoluto silenzio dei soci fondatori che versando alla Fondazione milioni d’euro dei cittadini, guardano, passivamente, quanto accade.