Toglieteci tutto, ma non cibo e vestiti. I pugliesi spendono e anche tanto per mangiare, per bere e per l’abbigliamento rinunciando spesso a cultura e casa. A fare i conti in tasca ai cittadini pugliesi è il Centro studi di Confartigianato Imprese Puglia, che ha elaborato gli ultimi dati Istat.

Ogni mese, in media, i pugliesi spendono circa 2100 euro: una larga fetta di questa somma è destinata a generi alimentari, tabacchi e bevande (analcoliche o alcoliche): ben 500 euro complessivi (la media nazionale è a 480 euro) Per abbigliamento a calzature, invece, si spende mediamente 126 euro, un dato comunque superiore alla media tricolore (115 euro).

Ma dove risparmiano i pugliesi? in primis sulle bollette: “solo” 674 euro contro gli oltre 900 euro della media nazionale. Ma il braccio è corto anche per quanto riguarda la cultura (80 euro in media al mese) trasporti (211 euro) e servizi ricettivi (72 euro). Quasi pari alla media nazionale, invece, le spese per la salute e per l’istruzione.

“I dati elaborati dal nostro Centro Studi regionale – spiega Francesco Sgherza, presidente di Confartigianato Imprese Puglia – raccontano che ci sono ambiti, come quello dei generi alimentari, in cui i pugliesi proprio non rinunciano a spendere. D’altro canto, la nostra cultura enogastronomica è molto apprezzata non solo in patria, ma in tutto il mondo”.

Al netto di questo, però – fa notare Sgherza – in totale, le spese dei pugliesi sono sensibilmente inferiori alla media nazionale. Quasi 400 euro al mese in meno non sono attribuibili unicamente ad una maggiore propensione al risparmio. Semmai, il problema è che le disponibilità economiche sono nettamente inferiori rispetto ad altre zone del Paese”.

Questo dato si ripercuote sul modo di spendere dei pugliesi. Inevitabilmente si tenta di risparmiare su quelle cose che si ritengono meno importanti: “I cittadini tendono a fare economia innanzitutto in settori percepiti come non essenziali. Sotto questo profilo, la minore spesa in cultura è un dato che deve far riflettere”.