“Così come avvenuto in occasione del primo elaborato del piano di riordino sanitario regionale, anche per quella che poi si è rivelata la stesura definitiva approvata a Roma dal Ministero della Salute non c’è mai stato spazio per un confronto serio e nel merito delle oggettive criticità presenti nel sistema sanitario pugliese con le organizzazioni sindacali e con le forze sociali in generale. Ecco, oggi più di ieri siamo preoccupati per la situazione esistente e per la situazione che si creerà nei prossimi mesi e nei prossimi anni”.

Secondo Aldo Pugliese, Segretario generale della UIL di Puglia, il piano di riordino “si fonda su meri calcoli e tagli di carattere ragionieristico, manca una progettazione lungimirante e condivisa della sanità, in grado di intercettare e fare proprie le emergenze, le istanze e le necessità reali dei cittadini e del territorio”.

“Eppure, da parte nostra – continua Pugliese – c’è stata sempre una leale apertura per aprire una discussione proficua. Ma niente: temi come la mobilità passiva, la spesa farmaceutica fuori controllo e la sanità privata, in tutto il 30% della spesa sanitaria regionale, sono stati blindati dalla Regione Puglia, che ha fatto di testa propria, infischiandosene del parere dei rappresentanti dei lavoratori della sanità. Gli stessi lavoratori che sono costretti a interfacciarsi quotidianamente con organici insufficienti e inadatti a una regione che si trova ad affrontare mille emergenze e, a breve, una stagione estiva che porterà la popolazione sul territorio ad aumentare di circa il 30 per cento a causa del massiccio afflusso di turisti. Anche in questo caso, le tante richieste di analisi del servizio emergenza-urgenza hanno ricevuto in cambio solo lunghi silenzi”.

Pugliese, inoltre, non dimentica “la colpevole disparità di trattamento fra le diverse province pugliesi. Già la forbice tra Puglia e media italiana, per ciò che concerne il rapporto posti letto/abitante, è elevata (3,70 contro 3,40 per mille abitanti), se poi anche dentro i nostri confini si fanno figli e figliastri (si pensi alla condizione di Taranto, con un rapporto posti letto/abitante tra i più bassi del Paese), alimentando una costosa e faticosa mobilità passiva interregionale, allora vuol dire che siamo completamente fuori strada”.

“Certo è – chiosa Pugliese – che non ci arrenderemo e continueremo a mettere in campo iniziative affinché il diritto alla salute dei cittadini pugliesi e le condizioni lavorative degli operatori sanitari siano rispettati appieno. Non si può parlare di regione europea mentre il servizio sanitario continua a sgretolarsi sotto i tagli del Governo, inflitti con il benestare della Regione Puglia”.