Puntare sui poliambulatori e sull’assistenza domiciliare, per creare una rete che parta dal basso e attraverso la collaborazione di medici di medicina generale, farmacisti e cooperative sociosanitarie possa dare risposte efficaci ai bisogni dei cittadini pugliesi.

È questa la proposta di Confcooperative, presentata oggi nel corso di un incontro organizzato nella Camera di Commercio di Bari da FederazioneSanità e Federsolidarietà Puglia. All’appuntamento, dal titolo “Cooperazione: welfare in progress”, hanno partecipato Giuseppe Milanese, presidente nazionale di Federazione Sanità Confcooperative, la vicepresidente di Federsolidarietà Valeria Negrini, e Daniele Ferrocino, presidente di Federsolidarietà Confcooperative Puglia.

Per la Regione erano presenti il direttore del Dipartimento promozione della Salute, Giovanni Gorgoni e la dirigente programmazione sociale e integrazione sociosanitaria, Anna Maria Candela.

“Quella di FederazioneSanità – ha detto il presidente Giuseppe Milanese – è una rivoluzione a costo zero: occorre soltanto uno sforzo organizzativo e culturale. La riorganizzazione della sanità e del welfare – ha aggiunto – non è un problema solo di risorse ma di frammentazione del sistema: il 38 per cento dei pazienti ha una patologia cronica e per l’assistenza residenziale abbiamo 224mila posti letto a fronte dei 496mila necessari, per stare nella media europea. In Italia, inoltre, una legione di 830mila badanti va a compensare un’assistenza domiciliare che si attesta su una media annua di sole 22 ore a persona. In Puglia – continua – l’assistenza domiciliare è ferma al 2 per cento e nell’assistenza intermedia rispetto all’Emilia Romagna c’è un quinto dei posti letto. Questo è un gap che deve essere colmato. Un altro aspetto – ha proseguito Milanese – riguarda la libertà di scelta dei cittadini in ambito sanitario: tutto viene affidato alle decisioni dell’apparato burocratico, invece una sentenza del Tar di Lecce ha individuato nella libera scelta la stella polare del sistema. Il nostro modello di welfare propone, tra l’altro, l’idea del Consorzio di assistenza primaria (Cap), per mettere in rete e coordinare le cooperative di medici e quelle di farmacisti, di operatori sociosanitari e operatori della salute mentale. Il servizio Cap è già operante nel Lazio, come capofila, con 72 farmacie che offrono servizi di assistenza primaria. Il modello è stato successivamente replicato con successo in Abruzzo, Calabria, Campania, Piemonte e Sicilia e sta per nascere in Lombardia. A Bari – ha concluso Milanese – il servizio Cap partirà a breve: un progetto pilota da estendere in seguito in tutta la regione”.

“È certo che i 7 miliardi euro destinati alla Regione Puglia – ha detto il presidente regionale di FederazioneSanità, Mauro Abate – non sono sufficienti a soddisfare tutte le esigenze sanitarie, si stima che livelli soddisfacenti si raggiungerebbero con 1,5 miliardi di euro in più. Il Servizio sanitario nazionale non ha più la forza della copertura universalistica: nel 2015 e nel 2016, le leggi di stabilità hanno ridotto di 2,35 miliardi e di 4 miliardi, il finanziamento che era stato previsto nel patto della salute stipulato tra Stato e Regioni nel 2014. Oggi più che mai, una sanità virtuosa passa attraverso la stretta collaborazione tra pubblico e privato: solo in questo modo si possono dare risposte immediate ai bisogni dei cittadini, con un incremento delle potenzialità sanitarie territoriali”.