Francesco Carbone, 52enne altamurano, è uno dei due pazienti ai quali il dottor Francesco Papappicco ha salvato la vita decidendo di bypassare l’ospedale della Murgia. Il tracciato dell’elettrocardiogramma ha subito allertato il medico che, con l’autorizzazione della Centrale operativa del 118, ha trasportato d’urgenza il professionista al Miulli di Acquaviva delle Fonti.

Al Perinei, infatti, manca la sala di Emodinamica, pur essendo già stati investiti un paio di milioni di euro per l’angiografo, attualmente sotto utilizzato. Gli stessi cargiologi del Miulli hanno detto senza troppi giri di parole a Francesco Carbone che un’eventuale ed inutile tappa in quel nosocomio gli sarebbe costata la vita.

“Non può più essere solo una questione di fortuna – tuona il paziente – l’Emodinamica all’ospedale della Murgia è un nostro diritto. E quando dico nostro, intendo dire di un bacino d’utenza di quasi 200mila persone”. Monta la protesta ed i pazienti si fanno portavoce di questa necessità impellente con le autorità competenti, pur avendo il direttore generale della Asl di Bari, Vito Montanaro, detto che non ci sarebbero i numeri.

La popolazione della Murgia non ci sta ad essere considerata solo un numero, soprattutto non ritiene più tollerabile sapere di poter morire senza che si sia fatto tutto il possibile. Francesco Carbone ha avuto l’infarto d’estate, ma cosa sarebbe successo se il 118 avesse dovuto fare la corsa contro il tempo durante la nevicata dell’inverno scorso? La risposta è ovvia: sarebbe morto. Chissà quante persone colte da malore, a differenza sua, non ce l’hanno fatta.

Francesco Carbone, ancora in convalescenza, ci ha aperto le porte di casa sua per raccontarci il dramma di quel giorno e chiedere interventi urgenti ai vertici della sanità locale e regionale. Sì, perché per quanto ci si possa sentire immortali, prima o poi in quell’ambulanza, a tutta velocità verso Altamura, potrebbe esserci ciascuno degli abitanti della Murgia.