La denuncia degli incappucciati e poi quella dell’ex delegato Cgil, la difesa d’ufficio di un addetto, la precisazione di FlipCall-Comdata, poi la nuova presa di posizione degli operatori scontenti. L’estate caldissima all’interno del call center di Bitritto si fa ancora più incandescente. L’azienda allenta la presa, fa qualche concessione che avvalora in parte la denuncia sui presunti abusi ai danni degli operatori, ma non molla completamente la sua linea contestata anche dalla Cgil, l’unico sindacato ad essersi interessanto della vicenda.

Ad agosto, dunque, quello che alcuni operatori avevano definito “pizzo”, si riduce da 1.350 a 1.050 punti, ma non viene cancellato. Per chi ancora non lo sapesse, quei punti sono quelli che gli operatori, attraverso la sottoscrizione di un certo numero di contratti, devono accumulare prima di essere pagati come previsto dal contratto nazionale di lavoro.

C’è un altro punto molto controverso, che è stato limato ma non debellato. Ci riferiamo alla campagna Lockin promo. Andava così bene, che l’azienda ha fatto sottoscrivere agli operatori un nuovo accordo, secondo cui i punti per ogni contratto sottoscritto passavano dagli iniziali 26 a 13, con un conseguente alleggerimento della busta paga. Oggi, dopo la protesta di alcuni operatori, quei punti sono stati ritoccati al rialzo, stabilizzandosi a 15.

Il malumore tra gli operatori dilaga. Si tratta di contentini che non ripristinano la regolarità invocata dagli addetti al call center. “Subiamo continue pressioni – dicono gli incappucciati – ma forse alla dirigenza aziendale non è chiaro che abbiamo un semplice contratto a progetto e non un contratto di lavoro continuativo subordinato. In teoria possiamo decidere quando andare a lavorare, senza dover avvisare nessuno. Nessuno ci può costringere a fare nulla”.

La telenovela continua, aspettando di vedere l’accredito dello stipendio di luglio, per constatare quanti soldi siano stati decurtati dalle ore effettivamente lavorate il mese scorso. La cosa che più impressiona, però, probabilmente complici le ferie estive, è il mancato intervento della Guardia di Finanza e dell’Ispettorato del Lavoro, tanto invocato anche dalla Cgil.