L’inchiesta sui prelievi a domicilio si arricchisce di un nuovo, interessante capitolo. Mentre è in corso un’indagine della Procura e nonostante l’inquietante silenzio della Asl Bari sulla vicenda, senza contare i nostri numerosi articoli, il Policlinico di Bari continua imperterrito a regolamentare una pratica che non è di sua competenza.

Ecco cosa viene scritto, infatti, nella circolare datata 3 aprile: “In riferimento all’Ordine di servizio n. 19917/DS del 10 marzo 2017 si precisa che all’atto della fornitura agli utenti del numero congruo di provette vengano contestualmente forniti anche l’ago e la camicia necessari al prelievo. Tanto in considerazione del fatto che la richiesta del medico curante comprende anche l’effettuazione del prelievo ematico”.

In sostanza il Policlinico non solo consegna le provette agli infermieri “esterni” che fanno i prelievi a domicilio, ma adesso fornisce anche altro materiale, come aghi e camice per effettuare il prelievo. Tutto questo nonostante, lo ricordiamo, la legge della Regione dica ben altro: per le prestazioni esterne dovrebbe essere l’azienda ospedaliera locale (Asl) a dettare le regole mentre, come giusto che sia, il Policlinico impone un proprio regolamento per le prestazioni che avvengono dentro il più grande nosocomio barese.

Ma c’è di più. In primo luogo, il materiale fornito e sopra descritto rappresenta solo il minimo indispensabile ma non certo tutto quello che dovrebbe essere usato per effettuare un prelievo a regola d’arte. In secondo luogo, lo stesso “setting sanitario” che viene utilizzato all’esterno non può essere distribuito dal Policlinico ma, come impone la legge italiana in materia di manipolazione strumenti acuminati, sono ad esclusiva competenza delle farmacie (anche aziendali).

Infine c’è un interrogativo di primaria importanza che ci poniamo. Dove finiscono gli oggetti usati per il prelievo? Come vengono smaltiti quegli stessi materiali che vengono forniti dal Policlinico agli infermieri che praticano i prelievi a domicilio?