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Le due fotografie che pubblichiamo sono le facce di uno degli aspetti forse più trascurati, ma non per questo meno preoccupanti, dell’inchiesta sui prelievi a domicilio e in nero effettuati dagli infermieri del reparto di Emofilia e Trombosi del Policlinico di Bari: lo smaltimento dei rifiuti, anche quelli pricolosi. Prestazioni che, come detto più volte, riguarderebbero decine di altri infermieri, dipendenti pubblici in ospedali cittadini e della provincia, oltre che pensionati.

Nella prima immagine è immortalato il contenitore dove vengono opportunamente conservati prima dello smaltimento i rifiuti pericolosi prodotti dalle prestazioni, quando eseguite in ambienti idonei e rispettando tutte le misure in materia di sicurezza. Nel secondo scatto, invece, la siringa e la garza utilizzate per il prelievo finite nel cestino di casa, insieme all’indifferenziato.

Mancano i guanti perché in molti casi non vengono neppure utilizzati. “No, è inutile – dice qualcuno – ormai ci conosciamo, quale malattia può avere la nonna”. Fin qui i prelievi. Nel cestino di casa, o ben che vada nel bidone stradale, sempre che nel paese di residenza del paziente non venga fatta la raccolta differenziata porta a porta, finiscono anche aghi cannula e il materiale utilizzato per effettuare medicazioni post operatorie, cateteri e altri rifiuti, che per legge e quel minimo di buonsesono se ancora rimane, dovrebbe essere smaltito secondo i protocolli della normativa relativa ai rifiuti ospedalieri trattati.

Certo, poi ti capita di vedere rot abbandonati all’esterno di una postazione del 118 o sui pianerottoli degli ospedali, ma quando succede attiene a una diversa negligenza. La modalità di smaltimento dei rifiuti prodotti dai prelievi o dalle altre prestazioni a domicilio sono uno dei filoni dell’indagine condotta dalla Guardia di Finanza, ma nel caso specifico soprattutto dai Carbinieri del Nas.

Il bubbone, esploso per sfinimento – lo ribadiamo – è stato generato da un lato dalla necessità di molti pazienti allettati, dall’altro dal vuoto normativo che non consente la libera professione agli infermieri, al contrario di quanto succede per i medici. Ribadiamo la necessità di sapere dalla Asl di Bari quali siano le associazioni e le cooperative accreditate e abilitate ad effettuare prelievi a domicilio a norma di legge. In tanti, soprattutto i parenti di pazienti disabili o particolarmente anziani, sarebbero grati per il suggerimento.