croce rossa

Sembra un gioco di parole ma è proprio così. Mentre la nuova Croce Rossa Italiana, divisa in Ente Strumentale ed Associazione ma con gli stessi impiegati, la stessa dirigenza, il medesimo management, gli stessi beni strumentali, automezzi, uffici e bollette, ingaggia supermanager e li riempie di soldi dall’altro il super capo, il capo di tutto ( non diciamo il capo dei capi altrimenti lo facciamo infuriare, si sente colto nel vivo) nella sua nuovissima veste di liquidatore si dimentica proprio delle liquidazioni. Il primo business della nuova Croce Rossa riformata è stato proprio quello di attuare una poderosa cura dimagrante considerando grasso superfluo, cellulite amorfa, una zavorra insomma tutto il personale che via via si era sedimentato nelle antiche stanze e sulle ormai arrugginite ambulanze.

Via allora con i licenziamenti, via con le dimissioni “consigliate” e tutto il rituale da grande azienda in crisi. Se non che proprio i patti di dismissione del “capitale umano” contenevano una clausola secondo la quale il trattamento di fine rapporto, la liquidazione insomma, sarebbe stata pagata tra i dodici ed i ventiquattro mesi dalla risoluzione del rapporto. Questi periodi sono ormai passati e si veleggia, vento in poppa, verso i trentasei mesi di ritardo. Molte di queste persone, famiglie a carico, non sono riuscite a ricollocarsi o lo hanno potuto fare con contratti part time e quindi retribuzioni ridotte. La liquidazione sarebbe servita a fermare l’emorragia di denaro che in questi anni sta attraversando tutte le famiglie, a tamponarla provvisoriamente magari fino a quando sarebbe stato trovato un nuovo e dignitoso impiego. Invece no, questi lavoratori, colpevoli solo di aver creduto alle promesse che Rocca & Ronzi hanno ripetutamente inviato loro, anche per il tramite dei dirigenti Paccapelo, Monti e Ravaioli, sono rimasti con il cerino in mano e sono sempre più arrabbiati, proprio ora che la procedura di liquidazione coatta amministrativa del loro datore di lavoro gli impedisce le azioni di recupero giudiziale di quanto loro dovuto.

Insomma Francesco Rocca il liquidatore si è dimenticato di pagare le liquidazioni ai dipendenti che ha licenziato. Con i soldi che ha risparmiato però ha firmato contratti importanti per manager e consulenti, contratti che per una ragione comprensibilissima di pudore sono tutt’ora secretati. Anche i liquidatori hanno un cuore ed un’anima, e quella virtualmente insensibile di Rocca, lo stesso che sparla di tutto e tutti sui social network ma che denuncia chiunque possa fargli ombra semplicemente con lo sguardo, ha tirato fuori un coniglio dal cilindro. La splendida pensata è quella di avvalersi delle prerogative che gli concede la legge fallimentare e praticare uno sconto tra il 40 ed il 60 percento del dovuto. Al grido di “pochi, maledetti e subito” vorrebbe vedere i licenziati in fila per via Toscana con il cappello in mano, pronti a prendersi gli spiccioli ormai ridotti alla fame. Così anche il principio di umanità, che viene sbandierato nei confronti degli altri esseri umani, non avrà alcun valore nella nuova Croce Rossa mentre voi, che avete sempre battuto le mani, continuate a chiamarla soltanto “privatizzazione”.