Nella confusione generale causata dall’improvviso evento catastrofico di Amatrice e dei Comuni circostanti, si è inserito anche il fatto che al Corpo Militare della Croce Rossa Italiana non è più stato assegnato il ruolo di protagonista dei soccorsi, che in altri luttuosi eventi aveva svolto con professionalità ed abnegazione al fianco del Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco e dell’Esercito Italiano.

La principale ragione di questa fondamentale assenza è nel fatto che la Croce Rossa Italiana non è più un Ente pubblico e quindi ha perso il primato che aveva sulle altre associazioni di volontariato e di soccorso, ha perso il diritto di stare in prima linea. Questa la ragione, per esempio, del grande spiegamento di mezzi e personale affluiti da subito sui luoghi del disastro, ma poi non utilizzati in quanto non inseriti in nessun dispositivo d’intervento. Utili scenograficamente a dimostrare muscoli, magari per riuscire a contrattualizzare qualcosa nella geopolitica del volontariato, una volta passata questa emergenza.

La carta forte, l’asso che poteva esser calato sul tavolo, è rimasto confinato nelle caserme. Tranne qualche piccola eccezione di carattere tecnico, il Corpo Militare della Cri non ha partecipato ai primi soccorsi. Il personale, come abbiamo già scritto, è stato tutto messo in congedo con decorrenza 21 luglio scorso e quindi retroattivamente, con un provvedimento che, come per il caso delle Crocerossine, ha il sapore di una frittata bruciata, almeno su un lato.

I militari fremono, sono super addestrati, ognuno ha alle spalle una media di venti missioni di soccorso, tra teatri operativi nazionali ed esteri, ed è in grado poi di apportare personali qualifiche e specializzazioni difficilmente reperibili nelle altre organizzazioni. Da domani questo personale sarà a disposizione del Ministero della Giustizia e sarà sparpagliato in tutta Italia, ma per poter accedere ai posti guadagnati con la mobilità straordinaria. i militari dovranno produrre un atto di congedo che nessuno è riuscito ancora ad ottenere.

Il collocamento in questa posizione amministrativa con effetto retroattivo di un mese, ha fatto si che nessuno sia in grado oggi di firmare il congedo dei colleghi perché, in quanto congedato, ha perso anche lui i poteri di firma. Una situazione kafkiana, surreale, che rende ancora meglio l’idea di come i superstipendi tutt’ora pagati in Cri siano finiti sempre nelle tasche sbagliate e di come esiste e persiste un disegno, una strategia atta ad eliminare dall’Associazione le componenti ausiliarie con la massima rapidità possibile.

Una delle tante conseguenze della retroattività, malsana, del provvedimento di congedo generale è stata la decadenza immediata di tutti i titoli abilitativi per condurre automezzi e macchinari speciali, come quelli di una delle tante eccellenze dei militari con la Croce Rossa, la gestione dei corpi senza vita, una delle ragioni che ha costretto personale e mezzi a rimanere consegnati nelle rimesse, mentre il centro d’Italia veniva giù sotto le scosse. Voi continuate a chiamare questa cosa “privatizzazione” ed il Governo della Repubblica Italiana fa finta di nulla, complice di questo gravissimo stato di cose.