Alla fine sono arrivati i soldi. Sulla Gazzetta Ufficiale di venerdì scorso è stato pubblicato il decreto del ministero dell’Economia che assegna 60.713.703,79 di euro all’ente strumentale e 5.172.030,11 all’associazione privata della Croce Rossa Italiana per il primo semestre 2016. Analogo importo verrà versato nelle casse di via Toscana nel secondo semestre dell’anno.
Mentre va avanti il processo di depauperazione dell’associazione di volontariato più grande d’Italia, mentre la politica asseconda il disegno di chi vorrebbe vanificare lo sforzo di un’intera nazione, passato indenne attraverso tre secoli di storia e due guerre mondiali, le casse di via Toscana si riempiono di una bella valanga di bigliettoni. Le stesse casse che non sono riuscite a pagare puntualmente nemmeno più gli stipendi, quelle che stanno per essere svuotate un’altra volta dalle sentenze giudiziarie di adeguamenti retributivi che arrivano e arriveranno a pioggia.
Ma chi sorriderà di questo? Sicuramente i dipendenti, ancora incerti sul proprio futuro, che in molti da maggio si lasceranno alle spalle, finalmente con la possibilità di veder pagato regolarmente il proprio salario. C’è però un piccolo plotoncino di persone che tira un sospiro di sollievo. Sono i consulenti a contratto, quelli chiamati alle funzioni di staff, i collaboratori a progetto, che avevano contratti in scadenza alla fine del 2015 e che, nonostante gli accordi non potessero essere ricondotti automaticamente per un vincolo legale, sono stati visti lavorare indefessamente.
Nonostante la scadenza dei contratti, quegli stessi collaboratori sono stati visti nelle “segrete” stanze di via Toscana senza più alcun titolo, pur conservando badge e prerogative, in attesa che le loro collaborazioni venissero finanziate. O per meglio dire, con la certezza che il loro impegno, profumatamente pagato con i soldi dei contribuenti, venisse richiesto nuovamente dagli stessi soggetti che li avevano voluti al proprio cospetto.
Nomi non ne facciamo. In un paio di casi si tratta di illustri consorti o compagne di eminenti personaggi del giornalismo e della politica, ma sono sulla bocca di tutti quelli che si chiedono come mai, in un periodo di vacche magrissime, con l’aria di smobilitazione che c’è a via Toscana, con la spending review e la liquidazione coatta dell’attivo dell’ente umanitario ancora si stia giocando con i denari di Pantalone. E voi continuate a chiamarla privatizzazione, mentre andrete a votare ancora una volta per i benefattori che hanno scritto la parola fine al sogno di Henry Dunant.